Processo storico a San Mauro Pascoli, 'assolta' la Rivoluzione russa / FOTO

Oltre mille persone a Villa Torlonia

Processo alla Rivoluzione russa a San Mauro Pascoli (foto Ravaglia)

Processo alla Rivoluzione russa a San Mauro Pascoli (foto Ravaglia)

Cesena, 11 agosto 2017 - Assolta con 420 voti, contro 195 di condanna cui vanno aggiunti circa 380 astenuti, anche perché a disposizione del pubblico c’erano solo 700 palette e circa 300 persone non hanno potuto votare. E’ il verdetto che ha assolto la Rivoluzione Russa che per il pubblico del 'Processo del 10 agosto a San Mauro Pascoli' fu una cosa buona. Il tutto con voto plateale tramite palette.

Sammauroindustria sicuramente ha centrato l’argomento vista la presenza di oltre mille persone a Villa Torlonia affascinate dal saperne di più sull' argomento anticipando così il centenario dell’evento che per dieci giorni sconvolse il mondo: la Rivoluzione Russa o Rivoluzione d’ottobre che si svolse il 7 novembre 1917 per il nostro calendario e per quello ortodosso il 25 ottobre.

L’accusa era composta da Marcello Flores dell’Università di Siena e Trieste e Maurizio Ridolfi professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università della Tuscia di Viterbo, mentre la difesa da Luciano Canfora dell’Università di Bari e Diego Fusaro che insegna filosofia allo Iassp di Milano, l’Istituto Alti Studi Strategici e Politici.

Marcello Flores per l’accusa ha criticato pesantemente la Rivoluzione Russa: "Il dominio di un partito unico, la soppressione delle libertà civili e politiche, l’abolizione della proprietà privata e l’introduzione di una economia statale pianificata, predominio dell’ideologia marxista leninista sono stati tutti elementi che hanno accompagnato per intero la storia del comunismo sovietico. La rivoluzione d’ottobre fu una delle sciagure per la storia del socialismo".

Immediata la risposta, in difesa, di Diego Fusaro: "Oggi occorre essere tributari ai valori della Russia bolscevica. La storicità occidentale è contrassegnata dall’irriducibile sconto tra capitale e lavoro, servo e signore. Ricordare queste gesta rivoluzionarie diventa un’acclarata esigenza che ci aiuta a non smarrire un inderogabile senso della lotta. Chi non rimpiange l’Unione Sovietica non ha cuore".

Ma l’accusa non ha mollato e Maurizio Ridolfi è andato all’attacco: "Il mito dell’Unione Sovietica è stato interpretato guardando al mondo della cultura e agli intellettuali. I suoi contenuti non sono stati ugualmente indagati come parte integrante di una pervasiva cultura politica. Oggi si coglie il senso profondo dello smarrimento identitario che investì chi aveva guardato alla rivoluzione e al mito sovietici come a una vera e propria religione politica. Noi vogliamo rimettere quelle bandiere rosse al centro dell’attenzione di tutti".

Cosa che non è piaciuta alla difesa, a Luciano Canfora: "La genialità politica di Lenin è il volere sentire fare ciò che il pubblico vuole: la pace. Se noi siamo capaci di valutare un fatto per quello che è, allora possiamo giudicare. Uno stato deve curare l’educazione dei suoi figli fino all’ultimo grado di insegnamento. Poi il diritto alla salute, alle ferie, all’informazione".