Rifiuti, la giungla delle tariffe "Sindaci, uniformate gli importi"

Indagine Confartigianato. Un’impresa paga fino al quadruplo rispetto ad una similare a seconda del Comune

Rifiuti, la giungla delle tariffe  "Sindaci, uniformate gli importi"

Rifiuti, la giungla delle tariffe "Sindaci, uniformate gli importi"

di Luca Ravaglia

"L’auspicio fondamentale è che le tariffe legate allo smaltimento dei rifiuti vengano omologate in tutto il territorio cesenate, per evitare che chi gestisce un’attività nel Comune di Cesena debba pagare una cifra radicalmente diversa da chi opera nello stesso settore a poche centinaia di metri, se non addirittura dalla parte opposta della strada e si trova invece a Longiano piuttosto che a Gambettola".

Le parole sono di Stefano Bernacci, Eugenio Battistini e Marcello Grassi, che a nome di Confartigianato Cesena ieri hanno presentato una dettagliata indagine sul tema della tariffa dei rifiuti rimarcando che i due obiettivi sono l’equità e la sostenibilità ambientale, entrambe fondamentali per Confartigianato.

. Il tema è ampio e scomplesso, soprattutto in una fase come quella attuale nella quale è progressivamente in corso l’adozione del sistema della tariffa puntale che dedica cioè una parte della quota in bolletta all’effettiva quantità di rifiuti indifferenziati prodotti. In questa direzione si sono già mossi i Comuni di Cesena, Savignano e Borghi, che certamente non rimarranno gli unici.

Proprio nell’ambito del tema ‘equità’ la considerazione di Confartigianato ruota attorno alla reale produzione dei rifiuti da parte delle aziende, che spesso hanno a che fare con scarti che vengono considerati rifiuti speciali e dunque ritirati, a pagamento, da operatori che si occupano di questo particolare tipo di servizio.

"Non è corretto – è la considerazione di Confartigianato – applicare la tariffa sulla metratura dello stabile, ma sarebbe invece auspicabile conteggiare la superficie nella quale si producono i rifiuti effettivamente avviati alla raccolta indifferenziata". La questione apre lo spazio a tante possibili interpretazioni, legate anche al fatto che la tariffa rifiuti deve forzatamente far parte di un bilancio a somma zero che riguarda sia le aziende che le utenze domestiche. "Il quadro è complesso - hanno confermato Bernacci, Battistini e Lucchi – e prevede prima di tutto che ogni Comune stabilisca come dividere l’importo tra privati e aziende. C’è chi resta intorno al 50% (come Bagno di Romagna e San Mauro Pascoli), chi assegna una fetta decisamente maggiore alle utenze domestiche (Borghi è all’85%, Verghereto e Montiano all’80, Mercato Saraceno al 75 e Cesena al 60%) e chi invece fa il contrario, come Gatteo che assegna il 61% della quota alle utenze extradomestiche. A quel punto poi si fissano ulteriori parametri che portano alla formazione delle tariffe definitive. Il risultato è che ci troviamo davanti a significativi sbalzi difficilmente giustificabili da chi fa impresa". I dati citati sono incontrovertibili: un parrucchiere a Mercato Saraceno paga una tariffa di 1,94 euro al metro quadrato, mentre a San Mauro Pascoli chi opera nello stesso settore deve versare 4,32 euro, Riguardo alle officine invece, la tariffa a Cesena è di 1,73 euro, che a Gatteo lievita a 4,24. A pesare è anche il tema degli insoluti da parte degli utenti, i cui costi vengono spalmati sugli altri, così come quelli legati al recupero dei rifiuti abbandonati, magari da chi, per evitare di sforare i paletti della tariffa puntuale, preferisce sbarazzarsi abusivamente dei suoi scarti.

Le proposte avanzate da Confartigianato sono dunque quelle di detassare le superfici con prevalente produzione di rifiuti speciali, prevedere scontistiche della quota variabile dei rifiuti urbani avviati al recupero, ‘spacchettare’ le tariffe per le imprese che svolgono attività con codici Ateco diversi, prevedere agevolazioni per i locali delle imprese sfitti e inutilizzati e prevedere una gestione omogenea e coordinata dei regolamenti comunali.