Rincaro dei costi energetici, nei guai anche le case di cura

Bollette raddoppiate negli ospedali privati: "Occorre adeguare le tariffe del Sistema sanitario"

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di Elide Giordani

La casa di cura privata Malatesta Novello non ha intenzione di intaccare quantità e qualità dei servizi ma la congiuntura tra costi energetici triplicati e tariffe delle prestazioni in convenzione con il sistema sanitario nazionale ferme da 10 anni pone anche la struttura cesenate di fronte ad un momento cruciale. Per capirne l’entità basta una cifra. "L’anno scorso - dice la dottoressa Valentina Valentini, direttrice amministrativa della Malatesta Novello - abbiamo speso in energia elettrica 500 mila euro, quest’anno la bolletta è arrivata ad un milione di euro".

Dottoressa Valentini, cosa vi aspettate da qui in avanti?

"Temiamo che non sia finita qui, anche perché si parla di un aumento del 300 per cento ed anche del 400".

Voi però siete riusciti a fermarvi al raddoppio dei costi.

"Abbiamo sottoscritto un anno fa, quando già si era manifestata una tendenza alla crescita evidenziata dai costi relativi all’ultimo trimestre, un contratto a prezzo bloccato per il 60 per cento della fornitura. Ora però è in scadenza e il problema si presenterà anche per noi in tutta la sua drammaticità poiché non è il solo costo in aumento".

Quali sono gli altri?

"L’acquisizione degli altri beni e servizi che servono alla nostra attività. L’inflazione ha spinto i costi dell’alimentare, dei medicinali, dei presìdi, dell’attività della sala operatoria. E, non ultimo, il fatto che per il 95 per cento la nostra attività dipende dal rapporto con il sistema sanitario regionale che, anche per smaltire le liste d’attesa, ci affida il 20 per cento della propria attività totale, ma con tariffe imposte e budget non adeguati all’oggi". Avete tuttavia un 5 per cento di attività ambulatoriale ed ospedaliera a disposizione dei privati.

"Viviamo un momento di difficoltà per tutti ed è impensabile applicare tariffe più alte ai pazienti paganti in proprio. Operiamo in un settore che richiede sensibilità. La sanità non è un bene di lusso ma una necessità. Non ci sembra opportuno modificare le tariffe. Ma se anche lo facessimo non risolveremmo il problema, si tratta di una quota quasi irrilevante".

Cosa potrebbe riequilibrare la situazione?

"L’unico modo è poter accedere ad un contributo che possa ristorare i costi energetici. E magari anche ottenere l’adeguamento delle tariffe imposte dal Ssn. Sarebbe necessario equipararle ai costi di produzione delle prestazioni che eroghiamo. Tali tariffe oggi non tengono conto né dell’inflazione né dell’esplosione dei costi energetici".

Tutte queste problematiche possono condurre qualche casa di cura al fallimento?

"Dipende dalle condizioni delle strutture, dalla loro liquidità. Non tutte sono nelle medesime condizioni. Prima di fallire, credo, che adotterebbero strategie diverse come la sospensione dell’attività, poiché tagliare dei servizi non sarebbe sufficiente e poi neppure condivisibile considerato che offriamo un servizio pubblico. In ogni caso si chiederebbe un maggiore sforzo ai soci".