Sempre più serrande abbassate. Commercio, imprese in calo del 4,2%

La contrazione è più forte della media regionale e addirittura il doppio di quella nazionale. In flessione negozi di abbigliamento e tabaccherie. Crescono profumerie e distributori di benzina.

Il commercio nella provincia di Forlì-Cesena soffre in maniera più accentuata che a livello regionale e nazionale, dove pure il quadro non è certo florido. I numeri messi in fila dalla Camera di commercio confermano una percezione generale di persistente difficoltà: nel nostro territorio provincial,e al 31 dicembre 2023, operano 7.412 imprese attive del settore commercio che rappresentano il 20,9% del totale (21,3% in regione e 25,2% in Italia). La loro numerosità risulta ancora in diminuzione rispetto al 2022 (-4,2%) e in modo più accentuato rispetto a quella regionale (-3,0%) e nazionale (-2,1%). Nel corso del 2023 in provincia sono state registrate 264 iscrizioni a fronte di 509 cessazioni (non d’ufficio), per un saldo negativo di 245 unità. Rispetto al 2022, le iscrizioni sono diminuite del 4,7% e le cessazioni sono aumentate del 2,4%.

Al il 63,2% sono imprese individuali, il 18,4% società di persone e il 17,8% società di capitale. Il commercio al dettaglio in particolare è caratterizzato da una prevalenza di imprese individuali (69,0%) .

Le imprese operanti nel commercio al dettaglio rappresentano quasi la metà del settore (49,3%) e rispetto all’anno precedente sono diminuite del 4,6% (-4,1% in regione e -2,6% in Italia). In particolare, con riferimento alle principali tipologie di negozi specializzati (incidenza del 64,7% sul commercio al dettaglio e variazione del -3,2%), rispetto al 2022 si assiste, in ordine di importanza, a una diminuzione della maggior parte di queste: -5,6% i negozi abbigliamento, -3,1% le tabaccherie, -7,5% le edicole, -1,4% le ferramenta, -2,3% i negozi di mobili, -2,7% le farmacie, -1,2% le macellerie, -8,8% i negozi di frutta e verdura, -4,7% quelli di calzature, -7,1% i fiorai/negozi per animali, -7,9% quelli di articoli sportivi, -12,5% i negozi di prodotti per la telefonia e -5,3% le sanitarie; aumentano, invece, le profumerie/erboristerie (+1,2%) e i distributori (+8,3%) mentre risultano stabili le librerie, le pescherie e i negozi di bevande. Tra i negozi non specializzati, risultano in calo del 3,5% quelli con prevalenza di prodotti alimentari (supermercati), che rappresentano il 6,7% del commercio al dettaglio.

Il periodo di difficoltà viene da lontano: nel 2023 si rileva un aumento medio delle vendite del commercio al dettaglio (+2,6%) ma occorre tenere conto che il 2023 è stato caratterizzato da una spinta inflazionistica che ha gonfiato il valore delle vendite dei vari prodotti in maniera non omogenea. La variazione media annua 2023 risulta del +4,7% per le vendite del commercio al dettaglio di prodotti alimentari, del +0,8% per il non alimentare e del +6,3% per quelle negli iper, supermercati e grandi magazzini.