"Siccità, chiediamo un commissario nazionale"

L’assessore regionale Mammi: "Strategia in tre mosse con nuovi invasi, acque depurate per irrigare e sistemi di irrigazione più tecnologici"

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di Maddalena De Franchis

"Mai come ora, davanti all’incalzare di eventi atmosferici estremi anche nella nostra regione, l’agricoltura deve dare prova di resilienza e capacità di adattamento. E le istituzioni devono fare la loro parte per tutelare il settore". L’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, interviene sui tanti problemi che non fanno dormire sonni tranquilli ai produttori.

Assessore Mammi, da un’emergenza all’altra: prima la siccità ostinata che ha piegato coltivazioni e allevamenti, poi le violente grandinate che hanno imperversato in alcune zone della Romagna. Per non parlare dell’invasione di cavallette tra Castrocaro e la Valle del Savio.

"Per quel che riguarda la grandine di tre giorni fa a Dovadola, stiamo quantificando i danni in tempo reale: ci preoccupano soprattutto le vigne, già stressate dalla mancanza d’acqua. Proprio la siccità è il tema cui stiamo lavorando senza sosta in Regione: dopo aver ottenuto il riconoscimento dello stato di emergenza, chiediamo che sia nominato al più presto un commissario nazionale per la crisi idrica, in grado di coordinare le opere necessarie in tutte le regioni".

C’è la siccità anche dietro al proliferare smisurato delle cavallette.

"La priorità, ora, è ridurre le popolazioni e contenerne i danni attraverso un’attenta azione di presidio del territorio, capace di coinvolgere sia gli enti pubblici, sia i tecnici e gli agricoltori che operano nelle zone interessate dalle infestazioni".

Quali sono le possibili soluzioni all’emergenza siccità?

"Le strade da seguire sono tre: primo, aumentare gli invasi per la raccolta dell’acqua piovana (sul modello della diga di Ridracoli); secondo, realizzare impianti di depurazione delle acque reflue per irrigare e fertilizzare i campi; terzo, pianificare su larga scala, con l’ausilio delle nuove tecnologie, l’uso più efficiente delle acque".

Si riferisce all‘agricoltura 4.0?

"Sì: i sistemi basati sull’irrigazione intelligente, ad esempio, hanno dimostrato di poter ridurre del 20% i consumi d’acqua rispetto ai metodi tradizionali. Diverse startup emiliano-romagnole si stanno concentrando sull’applicazione di tecnologie innovative all’agricoltura: anche in questo settore la nostra regione può fare la differenza".

Allargando lo sguardo alle tensioni internazionali, ritiene che i nostri agricoltori possano giocare un ruolo nella cosiddetta ‘guerra del grano’?

"Il via libera dell’Unione europea alla semina in Italia di altri 200mila ettari di terreno per una produzione aggiuntiva di mais e grano, così come i bandi per rimettere in circolo terreni altrimenti abbandonati, hanno sicuramente avuto un impatto positivo. Quest’anno la siccità ha diminuito le rese del frumento, ma restiamo fiduciosi. Queste misure sono il primo passo per incentivare l’autosufficienza delle filiere".

Torneremo all’autarchia?

"No: la nostra regione esporta prodotti agroalimentari per 670 milioni di euro, mantenere relazioni commerciali con gli altri Paesi è vitale. Occorre, invece, investire sulle produzioni nazionali, tutelarne qualità e sicurezza: i consumatori, si sa, sono sempre più attenti a provenienza e autenticità dei prodotti. Il cibo non è mera sopravvivenza: è storia delle persone e di un territorio".