ELIDE GIORDANI
Cronaca

Simoncelli al Premio Strega "Sono sorpreso ma felice"

L’autore di Cesenatico nella cinquina di finalisti della prima edizione della rassegna per la poesia con la sua raccolta "Sotto falso nome".

Simoncelli al Premio Strega  "Sono sorpreso ma felice"

Simoncelli al Premio Strega "Sono sorpreso ma felice"

di Elide Giordani

Un poeta cesenate per lo Strega. C’è Stefano Simoncelli nella cinquina, resa nota al Salone del Libro di Torino, della prima edizione che il prestigioso premio letterario riserva alla poesia. Il vincitore andrà sul podio il 5 ottobre a Roma, al Colosseo, nel frattempo anche il poeta cesenate va in tournee con gli altri finalisti in diverse città italiane. E Cesena applaude la sua voce marcata da una struggente cifra di empatia malinconica e contagiosa che emerge dalle sue stagioni tra una giovinezza spensierata e seduttiva e una maturità dolente. Anche nella raccolta segnalata dal Premio Strega, ossia "Sotto falso nome" (peQuod Editore), Simoncelli si conferma il poeta della perdita e dei ricordi ancorati in una profondità tra sortilegio e suggestione. Un altro libro nei cui versi c’è la rincorsa straziante dietro a chi ha imboccato l’ultimo viaggio: la moglie amata, la madre fragile e tenera, il padre perso in follie fantastiche, qualche amico "col difetto di essere interista". Tornano con un soffio inquieto, compaiono surreali tra la vita e un altrove in controluce, nella "tremebonda follia di tirarli per i capelli fuori dal buio", ma consolanti e familiari.

Simoncelli, come affronta la sfida per lo Strega Poesia?

"Con l’attesa. Del resto mi ha sorpreso anche l’essere stato inserito tra i cinque finalisti. Non me lo aspettavo proprio e dunque l’ho ancor più gradito".

Cosa ha convinto la giuria del premio a sceglierla per la cinquina?

"Non lo so, non conoscevo i componenti della giuria. Il libro riflette le ombre che attraversano la mia vita, ossia le persone care che sono mancate e con le quali non voglio interrompere il dialogo che c’è stato. Se dovessi cedere alla loro mancanza mi sentirei più solo di quanto già non lo sia".

L’assenza è diventata così la cifra della sua creatività poetica?

"Fa parte della mia vita. Non ho incontrato nessuno che in qualche modo potesse sostituire le persone che ho amato con tutto me stesso e che non ci sono più. Oggi mi sento isolato come se fossi stato abbandonato in qualche luogo che non riconosco. Non è una celebrazione nostalgica del passato, ma un dialogo con delle persone che sono vive, che mi accompagnano, mi parlano, con cui anch’io parlo, ma quando sono da solo, poiché se ci fossero altre persone penserebbero che sono matto. E’ un dialogo continuo che poi finisce sulla pagina. Tra un anno uscirà un mio nuovo libro completamente dedicato a mia moglie Patrizia, scomparsa anni fa, che mi viene a trovare di notte, mi accarezza oltreché parlarmi. Un libro che mi farà rinchiudere in manicomio, oppure mi farà vincere il Nobel".

Ma lei è poeta sin dalla rivista letteraria Sul Porto, di cui è stato fondatore e collaboratore, e che dagli anni ’70 ha catturato l’attenzione e la collaborazione di poeti come Pasolini, Bertolucci, Roversi, Caproni, Sereni.

"E’ così, ma sin da allora è stata l’assenza la molla ispiratrice benché io non abbia mai scritto una poesia uguale all’altra. Negli anni anche le persone scomparse sono cambiate dentro di me tanto più che della vita ormai ricordo solo le cose belle, quelle brutte si sono perse. Ho cancellato le malattie e le sofferenze, benché ce ne siano state una marea. Le ho rimosse, o faccio finta di non ricordarmele. Delle persone che se ne sono andate invece ricordo la voce, come camminavano, come mi guardavano, il loro odore, come mi stavano vicine".

Cosa rende la sua poesia così empatica?

"Stiamo vivendo un momento molto travagliato, pandemie, guerre, devastazione che ci colpiscono al cuore anche se non ci riguardano personalmente: credo che la gente abbia bisogno di una poesia come la mia che guarda alle radici. Guardiamo solo dove vogliamo andare ma è importante sapere da dove veniamo. Come raggiungere una meta ce lo dice anche come siamo arrivati ad oggi. Io sono anche i grandi poeti che ci hanno preceduti".

Un premio, se lo otterà, sarà un bellissimo riconoscimento, ma di poesia si può vivere?

"No… Ci si può solo rimettere. Ho vinto tanti premi ma se non avessi le spalle coperte vivrei sotto ai ponti. Dà da mangiare allo spirito, però, e in qualche modo anche al corpo. Il corpo fa poesia, chi mi avvicina sente che io sono un poeta, che ha qualcosa da dire".