"Tutte le tecnologie per trovare la verità"

Riesumata la salma di Chiara Bolognesi, disposti gli esami per chiarire le cause della morte e individuare tracce del responsabile

"Tutte le tecnologie per trovare la verità"

"Tutte le tecnologie per trovare la verità"

di Luca Ravaglia

Le nove di mattina sono passate da pochi minuti quando polizia e carabinieri varcano l’ingresso principale del cimitero urbano. Scortano la procuratrice capo Maria Teresa Cameli, la pm Laura Brunelli e il medico legale Donatella Fedeli. Il camposanto è quasi deserto: solo poche persone assistono stupite al procedere spedito della delegazione che supera il viale principale e prosegue oltre, verso un labirinto di scale e corridoi. Devono raggiungere il sepolcro all’interno del quale da oltre trent’anni risposano le spoglie di Chiara Bolognesi, che venne trovata morta tra le acque del fiume Savio il 31 ottobre del 1992, qualche settimana dopo la sua scomparsa, avvenuta il 7 dello stesso mese. Venne avvistata da un uomo che si era recato sul lungo fiume per controllare la piena e l’unico indumento che le era rimasto addosso era il reggiseno.

Allora le indagini degli inquirenti stabilirono che si era trattato di un suicidio. Ora però il quadro è cambiato, il fascicolo è stato riaperto e sul tavolo c’è un’indagine che parla di omicidio. Per questo alle nove di venerdì mattina le forze dell’ordine sono al cimitero, per cercare indizi che le tecnologie di allora non permisero di trovare. Ma trent’anni sono lunghi. Sono una vita per il dolore di chi piange una figlia, sono un altro mondo per chi è abituato a frequentare i laboratori tecnici e scientifici. Il personale del cimitero urbano è già stato allertato e attende all’ingresso della rampa di scale. C’è solo un piano: salgono tutti, poi gli inquirenti delimitano l’area con una fascetta a righe bianche e rosse e nel corridoio superiore, a ridosso della tomba, alzano un telo verde, per coprire col giusto riserbo ciò che non è più di questo mondo. E che ora riposa meritando giustizia. La giustizia in nome della quale martelli e scalpelli smontano la lapide e raggiungono le spoglie della ragazza, che vengono messe al sicuro all’interno di un contenitore rivestito in legno, portato a braccia da due uomini lungo il percorso inverso.

Davanti, in silenzio, c’è il padre di Chiara, che per un’ultima volta accompagna sua figlia. Altri corridoi e altre scale, prima di ritrovarsi fuori, dove aspettano le auto degli inquirenti. Nessun parla, tutti sperano. Sperano che gli esami dei quali si deve incaricare il medico legale portino i risultati attesi: "Useremo il massimo delle tecnologie che abbiamo a nostra disposizione" sono le uniche parole che si lascia sfuggire, lasciando il cimitero, la dottoressa Donatella Fedeli. Tecnologie che potrebbero permettere di fare luce su un buio che dura da decenni. Arrivando magari a dare un nome e un volto un uomo che dovrà rispondere dell’accusa di omicidio. Forse non solo di Chiara Bolognesi. Per questo anche Marisa Degli Angeli, madre di Cristina Golinucci e l’avvocata Barbara Iannuccelli che la assiste aspettano: "I fascicoli sono separati – spiega Iannuccelli – e dunque noi ovviamente in queste ore non siamo stati coinvolti. Ma restiamo in attesa, fiduciosi e nel pieno rispetto della procura".