
Dibattito sulla violenza di genere con gli studenti della scuola San Domenico
Gli alunni di san Domenico hanno incontrato un’associazione impegnata nel contrasto alla violenza di genere. In vista dell’incontro, in 2ª F si è tenuto un dibattito sulle diverse forme di violenza (fisica, verbale, psicologica) che ogni giorno si registrano. Secondo Nicolò, "è la violenza verbale quella che fa più male. Anche quella fisica lascia il segno, ma per una persona è più difficile cancellare il ricordo delle parole che l’hanno ferita. Bisognerebbe sempre mettersi nei panni di chi subisce"."Sono vittime anche i compagni che non parlano la nostra lingua o che stanno da soli a scuola durante l’intervallo", aggiunge Matteo.
"Sapere che gli altri parlano male di te – osserva Taha – può metterti addosso un’ansia terribile". Dopo aver subito situazioni di questo tipo, secondo Maya e Paolo, è inevitabile qualche difficoltà relazionale. Però non bisogna isolarsi, ma aprirsi con un adulto. Secondo Bianca, tra ragazze, è diffusa la violenza psicologica ogni volta che un gruppetto decide di escludere una compagna che all’improvviso si sente usata e umiliata. Dinamiche subdole che si possono concretizzare, osserva Nina, anche con un semplice stato condiviso sui social."La vittima della violenza psicologica – aggiunge Alessandro – va incontro a complessi difficili da superare, si sente stupida, brutta, diversa". "Sappiamo che oggi – dice Valentina – tante donne vengono picchiate o perseguitate, ma già alla mia età la discriminazione è evidente e i maschi sono spesso privilegiati".
Per Martina i femminicidi sono la conseguenza estrema della convinzione distorta che la donna in fondo sia inferiore all’uomo. "Una volta uscendo dal supermercato – racconta Megi – ho sentito un uomo insultare una donna. Ero con mia mamma che è intervenuta, ma ho temuto per lei". Cleonide condivide le stesse preoccupazioni: "Non vorrei mai, in futuro, aver paura di uscire da sola per via di un vestito troppo corto o, come dicono, inadeguato a difendersi, ma come si può fare per sentirsi al sicuro?". "La prima forma di difesa – suggerisce la professoressa Lanza – consiste nel circondarci di persone che ci vogliano un bene sincero e nel tenerci lontani da dinamiche malate, anche di gruppo".
I ragazzi hanno chiesto chiarimenti a una rete di adulti organizzata da Alfonso Ferrara, fondatore dell’associazione ‘Un cuore per tutti‘ con l’aiuto di Inna Nesterenko. Dottoressa Vera Babino, cosa succede nella mente di una donna che ha subito violenza? "Spesso per queste persone chiedere aiuto è molto difficile, anche perché temono ulteriori ritorsioni (anche sui figli) in seguito alla denuncia. Di certo bisogna ascoltarle, senza giudicare. Come psicologa, provo ad aiutarle nel superamento della vergogna, della rabbia, della paura e nell’elaborazione di quello che è un vero e proprio lutto: la scomparsa di una parte di noi, la fine di una fase della vita".