"Un sigillo virtuale per evitare contraffazioni"

La cesenate Blockvision ha sviluppato un sistema di garanzie digitali applicabile allo stesso modo su una pesca o un abito di moda

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di Maddalena De Franchis

Come sarà il futuro post-pandemia? Un futuro in cui Internet non è più da intendere come un’accozzaglia di video e immagini di dubbia autenticità, ma come un vero e proprio sistema nervoso digitale, supportato e gestito dai suoi stessi utenti, in cui scorre la linfa vitale della comunità. È in questa nuova accezione di Rete trasparente che si inserisce Blockvision, la startup cesenat creata dai 25enni Marco Giachin e Sergiu Popescu, entrambi studenti di Ingegneria elettronica al Campus.

Giachin, ma cos’è la blockchain?

"Sebbene appaia ai più come qualcosa di oscuro, roba da ‘smanettoni’ del pc, la blockchain sta entrando progressivamente nelle nostre vite. Per esempio attraverso le piattaforme dei servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni ai cittadini. Semplificando, possiamo definirla come una tecnologia innovativa, le cui caratteristiche sono immutabilità, tracciabilità, trasparenza e inviolabilità dei dati che custodisce".

A cosa serve?

"Ad esempio, a creare identità digitali uniche".

Cioè?

"Se lei scrive un testo su word ed è sul suo pc, quel testo è univoco. Ma se lo invia via mail a un collega, quello stesso testo sarà presente sul server di posta elettronica e sul computer del collega. Se viene ulteriormente condiviso, forse subirà modifiche e in pochi minuti potrà essere moltiplicato in migliaia di copie. Ma se registra quel documento su un sistema blockchain, resterà comunque lo stesso oggetto riconoscibile, pur conservando su di se tutte le ‘peripezie’ che ha vissuto. Esattamente come accade nel mondo reale, se si ha a che fare con un libro o un’opera d’arte".

Dal file word alle infinite applicazioni in ambito industriale il passo è breve.

"Il fine è sempre salvaguardare la raccolta dei dati e garantirne tracciabilità, sicurezza e immutabilità".

Vi siete concentrati su agroalimentare e moda.

"Ambiti in cui la blockchain assicura il completo controllo della filiera, consentendo la certificazione della provenienza e della corretta lavorazione delle materie prime, sia dal punto di vista etico (condizioni dei lavoratori, salario, etc) che della sostenibilità ambientale. Può essere, inoltre, un baluardo contro le contraffazioni dei marchi, perché crea identità digitali collegate univocamente a determinati prodotti".

Avete vinto lo Startup day 2020 dell’Università di Bologna e siete stati incubati da Cesenalab. Quali sono i vostri prossimi passi?

"Stiamo lavorando con dei brand di moda, sia cesenati che di fuori regione, a un progetto riguardante le edizioni limitate: attribuiremo a ciascun articolo della collezione un codice che, al momento dell’acquisto, garantisce al cliente che quell’abito o paio di scarpe è un pezzo unico. La stessa certificazione, inalterabile, varrà anche qualora si decida di rivendere, successivamente, l’articolo".