Ustioni da alcol, l'esperto: "Emergenza da arginare"

Davide Melandri, direttore del Centro d’eccellenza del Bufalini, lancia l’allarme sulla prima causa di bruciature e lesioni cutanee

Lo staff del Centro grandi ustionati con il paziente più noto, Gianni Morandi

Lo staff del Centro grandi ustionati con il paziente più noto, Gianni Morandi

Cesena, 25 giugno 2022 - Numeri da panico. Basteranno per disinnescare l’uso disinvolto e inappropriato dell’alcol per alimentare le fiamme? Per chi avesse intenzione di attizzare il barbecue col flacone dello spirito in mano meglio, prima, buttare un occhio alle cifre che elenca il dottor Davide Melandri direttore dell’unità operativa Centro Grandi Ustionati/Dermatologia del Bufalini: "Dei 2.286 pazienti ricoverati presso la nostra unità tra il 1° gennaio 2001 e il 31 dicembre 2020, a causa di ustioni di varia natura, 503 presentavano lesioni cutanee correlate a bruciature dovute all’alcol".

Dottor Melandri, questi numeri, che emergono da un vostro studio retrospettivo appena pubblicato su una rivista scientifica internazionale, non hanno stimolato una maggiore cautela?

"Per nulla, anzi. Gli ultimi tre ingressi che abbiamo registrato nel Centro sono stati tutti e tre per ustioni da alcol. Uno nel tentativo di bruciare una vipera, un altro di incendiare un nido di formiche e il terzo di dare fuoco alle sterpaglie. L’alcol è al primo posto tra le cause di ustione da fiamma negli gli adulti, passato dal 20 al 35 per cento delle cause negli ultimi sei mesi. La maggior parte in situazioni domestiche o ricreative. In particolare, sono stati rilevati 197 pazienti nel periodo 2001/2010 e 306 nel periodo 2011/2020, con un aumento del numero dei ricoverati pari al 64 per cento nella seconda decade rispetto alla prima".

Quali sono le occasioni più frequenti?

"Ravvivare la fiamma del barbecue, del camino, della stufa, attivare falò, incendiare le sterpaglie, i nidi di vespe o di insetti". Come se non bastassero i gravi rischi per la salute l’uso improprio dell’alcol rappresenta anche un notevole costo sanitario. "Nel nostro studio, il costo complessivo per l’assistenza alle ustioni da alcol denaturato negli ultimi 20 anni al Bufalini ammonta a oltre 21 milioni di euro. Nel decennio 2001/2010 è stato di 8.233.202 euro, mentre tra 2011 e 2020 è stato di 12.911.874 euro, con un aumento del 63 per cento nel secondo decennio rispetto al primo. Il costo totale annuo medio per paziente era di 43.879 euro, variando da 31.518 a 63.274 euro".

Perché tanto costoso?

"Le ustioni sono tra le lesioni traumatiche più costose a causa del lungo ricovero e della riabilitazione e dei trattamenti di ferite e cicatrici". Come le curate? "La cura è notevolmente migliorata negli ultimi decenni, con il concetto di escissione e innesto precoci e un approccio multidisciplinare, quindi anche i pazienti con ustioni estese oggi possono sopravvivere. Ulteriori progressi nella guarigione delle ferite, nella riabilitazione e nella consulenza sono auspicabili per aiutare i sopravvissuti a raggiungere una qualità di vita ottimale, ma le innovazioni sanitarie possono essere molto costose".

Come evitare tutto questo?

"Semplicemente rinunciando ad impiegare alcol per provocare o ravvivare la fiamma spruzzandolo sul fuoco o sulle braci. Basterebbe per avere meno ricoveri, meno sofferenza e meno costi per il singolo e per la comunità".

Cosa si può impiegare, eventualmente, in alternativa?

"In commercio ci sono gel appositamente studiati per ravvivate le fiamme che sono molto meno pericolosi benché vadano comunque maneggiati con cura. Ribadisco: l’alcol non si deve usare per gli scopi sopra elencati".

Da dove vengono i vostri pazienti?

"Da Romagna, Emilia, Umbria, Marche e Abruzzo, ma anche trasferiti da altre regioni e Paesi. Abbiamo quattro posti letto di terapia intensiva e quattro di terapia sub intensiva e una Banca Regionale della Cute".