Agricoltura e lavoro a Cesena, i campi hanno ‘fame’ di manodopera

Le associazioni del mondo agricolo denunciano l’insufficienza dei visti per stagionali stranieri. Molte colture sono in pericolo

Un lavoratore immigrato raccoglie frutta (foto di repertorio)

Un lavoratore immigrato raccoglie frutta (foto di repertorio)

Cesena, 10 luglio 2022 - Continua a mancare la manodopera nelle aziende agricole. Problema cronico, denunciato dalle aziende e dalle

associazioni di categoria. Problema che si ripete ogni anno ma che ora si fa più stringente. L’allarme è che mancano braccianti e operai specializzati. Non si trovano persone per raccogliere la frutta, scarseggia il personale per la raccolta degli ortaggi, i potatori per gli alberi da frutto.

Uno dei problemi principali riguarda gli stagionali stranieri. Nell’ultimo decennio si è accentuata la presenza della manodopera straniera in agricoltura: nel 2020 era di un lavoratore su tre. Il ricorso a manodopera straniera, Ue e extra Ue, è particolarmente diffuso tra le forme contrattuali più flessibili, che riguardano lavoratori saltuari e non assunti direttamente dall’azienda. In quest’ultima categoria, il 45% dei lavoratori non è di nazionalità italiana e ben il 29% proviene da Paesi extra Ue (dati Istat). La carenza di manodopera mette in pericolo la raccolta di molti prodotti, in particolare ortofrutta.

"Burocrazia, concorrenza di altri settori e di altri paesi hanno reso ulteriormente difficile il reperimento di manodopera in agricoltura - commenta Carlo Carli, presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini - abbiamo avuto forti ritardi con il decreto flussi, insufficiente a coprire le esigenze del lavoro stagionale, e poi l’emergenza Ucraina per l’accoglienza dei profughi ha rallentato il rilascio dei nulla osta. Con il reperimento della manodopera siamo messi male, anche perché le richieste del settore edile, spinte dal superbonus 110%, hanno finito per drenare personale dal settore primario: salari più alti hanno invogliato lavoratori a cambiare comparto, dall’agricoltura all’edilizia. Sul fronte degli stranieri, poi, c’è chi ha scelto di fermarsi in Germania e nei paesi del centro Europa, dove le paghe sono più alte. La manodopera straniera è fondamentale sul nostro territorio: oltre la metà degli operai agricoli è di origine straniera". Stranieri che spesso faticano a ottenere i visti.

"Sono ripartiti a rilasciare i visti per stranieri dalle prefetture, che si erano bloccati, ma la situazione non è molto migliorata – spiegano i responsabili dell’ufficio Lavoro di Cia Romagna - in tutti i settori c’è carenza di personale perché con la legge sui flussi è concesso solo a una minima quota di stranieri di entrare in Italia. Il risultato è che le aziende agricole si ritrovano con mano d’opera non qualificata e assumono più ragazzi in età da tirocinio con maggiori criticità, ad esempio perché non possono sollevare pesi".

"La mancanza principale di stranieri dediti all’agricoltura è quella del flusso dell’Est Europa – spiega Federico Facciani vice presidente Coldiretti Forlì-Cesena - nelle scorse due annate poi c’era poca esigenza di assunzioni perché si veniva da due anni di gelate. Quest’anno che siamo entrati in regime, molti di quei lavoratori che prima si trovavano nelle campagne si sono dedicati ad altri lavori più redditizi".

Altro aspetto del problema è quello dei cosiddetti ‘invisibili’, cioè di lavoratori immigrati senza permesso di soggiorno che alimentano il vortice del caporalato e dello sfruttamento lavorativo. Un tentativo di soluzione, con una sanatoria per i lavoratori agricoli stranieri, è fallito. Il governo Conte II approvò un decreto legge per favorire l’emersione dei rapporti da lavoro nero che - immaginato per i lavoratori dei campi - ha invece favorito i lavoratori domestici e di assistenza alla persona.