La rivolta dei trattori, agricoltori in marcia: "Non guadagniamo più"

La protesta ieri ha toccato Verona dove sono arrivati anche tanti cesenati. "Le nostre aziende le stanno comprando le multinazionali americane"

Scende in piazza la rabbia degli agricoltori

Scende in piazza la rabbia degli agricoltori

Cesena, 1 febbraio 2024 – Gli agricoltori alzano la voce e protestano contro "un’agricoltura che sta morendo". Dopo la manifestazione di martedì a Forlì, centinaia di coltivatori, tra cui anche alcuni cesenati e forlivesi, si sono riversati ieri con i loro trattori per le strade di Verona e passo a passo hanno continuato la loro protesta. Una protesta, quella di allevatori e agricoltori che invadono le strade a bordo dei loro trattori, dilagata in Europa e ora arrivata anche in Italia, dove la categoria, provata dai rincari del costo della vita, chiede più tutela del made in Italy, contributi per l’agricoltura, e si oppone all’aumento del prezzo del gasolio.

“Abbiamo fatto questa protesta per essere tutti uniti – ha detto Denis Franchini dell’azienda agricola ‘Tumbena’ – perché non riusciamo più a guadagnare dal nostro lavoro, non facciamo più reddito. Le nostre aziende le stanno comprando le multinazionali americane e non vediamo via di uscita. Abbiamo chiesto con una lettera inviata al governo che ci sia una nostra delegazione di contadini tra chi deve fare le leggi, e finché non avremo una legge dallo Stato che ci dà una mano continueremo a protestare".

La rivolta degli agricoltori romagnoli punta anche sulla richiesta dei risarcimenti dei danni procurati dall’alluvione. "La mia azienda si estende per 70-80 ettari, tra vigneti, cereali, alberi da frutto e ortaggi – continua Franchini – e a causa dell’alluvione ho avuto danni ingentissimi, la mia azienda è sotto di 300mila euro e ancora non ho ricevuto un soldo perché non riusciamo a richiederli tramite la piattaforma Sfinge. Non riusciamo più a guadagnare con i prezzi che ci vengono imposti: un chilo di grano lo dobbiamo vendere a 10 euro, ma con quel prezzo non c’è guadagno, chiediamo che si arrivi almeno a 13 euro. Anche per la vendita delle pesche il mio guadagno è di 20 centesimi al chilo, una cifra ridicola. Vorremmo almeno recuperare i costi di produzione e avere un po’ di guadagno".

Le richieste del mondo degli imprenditori agricoli sono state racchiuse in una lettera inviata al Governo dove gli agricoltori puntano il dito contro "l’Europa che ci distrugge come produttori e come consumatori". Tra le tante c’è anche quella relativa al latte, il cui prezzo secondo gli agricoltori è fermo agli anni 80 mentre i costi di produzione sono quadruplicati. "Ci siamo rivolti alle associazioni – continua Franchini – e abbiamo detto che non ci rispettano più e hanno fatto leggi per loro e non per noi. Le associazioni non ci ascoltano e vanno per la loro strada".

Le associazioni degli agricoltori, dal canto loro, non giustificano una protesta di tale portata. "Fondamentalmente le proteste hanno delle ragioni – ha detto Carlo Carli, presidente di Confagricoltura – ma secondo noi non è questo il modo di ottenere qualcosa. Le problematiche sono a livello europeo e il nostro presidente nazionale ha già fissato un incontro per il 26 febbraio. L’impegno di Confagricoltura è volto a ottenere diversi obiettivi richiesti dagli agricoltori: assicurare un reddito adeguato ai produttori agricoli; migliorare la sostenibilità ambientale senza tagli produttivi; favorire la diffusione delle innovazioni tecnologiche per far fronte alle sfide del cambiamento climatico e salvaguardare i prodotti italiani e europei".

Anche le altre associazioni e i sindacati si schierano a fianco degli agricoltori. Copagri Forlì - Cesena e Uil di Forlì e Cesena sollecitano ristori post alluvione che tardano ad arrivare e sottolineano che l’agricoltura nel territorio forlivese e cesenate rappresenta un settore strategico sia per le imprese agricole che per l’intera filiera agroindustriale.