Young Signorino si confessa: “Basta provocazioni, ora canto davvero”

Il trapper cesenate, 20 anni, ha pubblicato il suo primo ep inediti e partirà in tour. Prima tappa domani a Cesena, poi Bologna ma anche Londra e Berlino

Young Signorino, il trapper cesenate ha appena pubblicato ‘Total black’

Young Signorino, il trapper cesenate ha appena pubblicato ‘Total black’

Cesena, 23 novembre 2018 - Se indossare una maschera, in senso metaforico ma anche fisico, come possono fare artisti come Myss Keta, è una cifra stilistica delle nuove generazioni musicali, in fatto di provocazioni lui non è secondo a nessuno. Un coma da abuso di farmaci, un ricovero psichiatrico, un figlio (poi smentito), quindi la scoperta dell’amore e la rinascita: le informazioni che ruotano sul personaggio di Young Signorino sono quasi una leggenda. Paolo Caputo, questo all’anagrafe il nome del ventenne trapper cesenate (i genitori oggi abitano a Mercato Saraceno, mentre lui si è trasferito a Milano) è un personaggio che crea curiosità: ne sono prova i sold out che sta già collezionando al debutto del suo primo tour nei club (il Freakout di Bologna fa il bis, 6 e 9 dicembre).

Dal vivo presenta Total Black, il suo primo ep di inediti, e ha scelto la sua città per dare il là a questa nuova avventura. L’appuntamento con Young Signorino è domani al Vidia Club: lo accompagnano sul palco Gausi e Federico Manuzzi aka Sir Rodman, altro giovane trapper cesenate. È appena uscito Black Bollicine, nuovo singolo di Sir Rodman, in cui Young Signorino compare come featuring.

Young Signorino, come nasce questa collaborazione?

Federico ed io siamo amici da tempo. Ho voluto portare lui in tour, assieme a Gausi, per dare una possibilità di visibilità a queste persone che mi sono sempre state molto vicine. ‘Black Bollicine’ è un progetto a cui sono stato felice di dare il mio contributo, anche se non lo sento particolarmente mio“.

Che aspettative ha per questo tour?

Non so cosa aspettarmi, perché finora è stato come andare sulle montagne russe. Per anni ho lavorato nella scena underground dell’Emilia-Romagna e non sono un fenomeno da copertina, come qualcuno ha voluto far credere negli ultimi mesi. Ora con la mia agenzia si è deciso di ripartire da capo, andando a suonare in locali molto legati all’underground, per dimostrare che il mio progetto è reale, non è solo una ‘sensation’ mediatica”.

Tappa anche a Londra e Berlino: pronto per il debutto all’estero?

“Suonare in queste location sarà molto emozionante. Mi rendo conto che artisti italiani ai primi passi (ma anche i più affermati) difficilmente siano riusciti a fare questo, e sono molto curioso di scoprire quello che mi troverò davanti. Qualche giorno fa c’è stata una telefonata importante da oltreoceano”.

Qualche dettaglio?

“Meglio non dire nulla. Se sono rose, come si dice, fioriranno”.

Total Black - cinque tracce per cinque producer diversi - rappresenta una svolta dal punto di vista artistico?

È un altro passo di un lungo percorso: scrivo e ricerco le basi seguendo le mie sensazioni del momento, quello che vivo. Quanto mi è successo quest’anno può aver avuto il suo peso (fra le altre cose, si è sposato e ha preso distanza da un certo stile di vita, ndr), ma ho sempre una solida presa sulla mia realtà e su dove voglio arrivare. Per quanto a volte le persone facciano fatica a seguirmi, ho una visione ben chiara del mio percorso artistico”.

“Nero su nero, vero su vero”, così canta nella title track: un lavoro in cui si è messo più a nudo, questo ep?

Ho sempre fatto un discorso molto personale nei miei brani, a volte è stato frainteso e non capito. A volte interpretato e rielaborato secondo un pensiero non mio. Ci sono stati dei brani che non ho avvertito come miei e sono stati il punto di rottura su una strada che stavo prendendo e non mi piaceva, in cui non mi riconoscevo. Il percorso partito da ‘Coma Lover’ (il singolo con cui ha in qualche modo scoperto le carte, anche rispetto a certe dichiarazioni rilasciate sul suo personaggio, ndr) non è differente da quanto fatto prima, ma in senso artistico e personale rappresenta un’evoluzione”.

Una curiosità: perché aveva dichiarato di avere un figlio?

Perché mi era stato suggerito da chi sosteneva di seguire i miei ‘interessi’, per creare il personaggio. È stato un errore, soprattutto oggi lo trovo irrispettoso verso quella che era la mia compagna e ora mia moglie”.

Oggi si sente libero di esprimersi?

Ora sì, e ringrazio chi mi è stato accanto. Soprattutto mia moglie”.

Quando ha iniziato a fare musica?

Giovanissimo. Facevo il dj techno e ascoltavo rap e trap”.

È vero che ha lasciato casa dei suoi genitori quando aveva appena 15 anni?

Sì, per mantenermi facevo il dj, appunto. Mi bastava quello, non mi serviva molto per vivere, ma sapevo che un giorno avrei potuto fare qualcosa di importante”.

Pensa che i suoi testi possano in qualche modo influenzare le persone che la ascoltano?

Non voglio essere il guru di nessuno: voglio fare musica. Le polemiche, il chiacchiericcio, il gossip, le ingerenze politiche subite in alcuni casi, non sono cose che mi appartengono. Capisco che ogni cosa che faccio e dico possa finire sotto i riflettori, perché questa è la cultura del momento, ma ritengo la vita privata sacra. L’ho spesso detto anche a chi lavora con me e ho allontanato chi non rispettava questa mia richiesta”.

Che rapporto ha con i suoi fan?

“Ai fan voglio bene: sono importanti per tutti gli artisti. A volte però sono troppo invadenti, non riesco ancora ad abituarmi che la gente mi fermi per strada, al supermercato, per farsi una foto con me”.

E con gli haters?

Ne rido, perchè sono persone la cui opinione inizia e finisce dietro uno schermo: spesso quando mi si presentano davanti diventano accondiscendenti. Tutto è più facile dietro lo schermo di un computer o di un cellulare, senza conoscere una persona davvero: giudicare, sparare giudizi a zero, criticare senza porsi domande sul perché di certe scelte”.

Colpa della società in cui viviamo?

Può essere, non sono un filosofo, mi limito a vedere il mondo che mi circonda. Ma probabilmente quello che c’è fuori non mi piace molto”.

I tatuaggi che porta sul volto sono dei simboli?

“Sì, hanno tutti un loro significato: non trovo sensato farsi un tatuaggio così, tanto per fare”.

Il cerotto quindi indica che si è fatto male, in qualche momento della sua vita?

Il cerotto indica che lì mi sono ferito e ora c’è un cerotto, e non mi posso più far male in quel punto”.

Una curiosità: il Vidia lo frequentava quando viveva a Cesena?

Sì, mi ci sono anche esibito con i ragazzi della scena. Il Vidia è un’istituzione nella mia città e, da quello che mi dicono, anche in tutta la scena musicale italiana. Sono felice che Libero Cola, lo storico titolare del locale, si sia sempre speso a difendermi e che mi abbia seguito, fin dai primi passi”.