"Cesena, il tuo destino è lottare per vincere"

Lo dice Bisoli, il tecnico più vincente nella storia del Cesena che ha anche vinto la C con due squadre diverse: bianconeri e Padova

Migration

di Daniele Zandoli

Per indole lavorerebbe anche di notte in quel mondo che lo appassiona da quando è nato, lontano anni luce dal clichè del nonno che porta i nipotini al parco. Pier Paolo Bisoli è in forzoso riposo sotto un ombrellone a Cesenatico col fido cellulare accanto. Non si sa mai, potrebbe arrivare la chiamata giusta per tornare in pista.

"Non ho sentito nessuno, fino a giugno ero impegnato col Cosenza, poi quel rapporto si è interrotto ed ora eccomi qua. Ho fatto un buon lavoro in Calabria, sono arrivato che la squadra era già retrocessa, promisi la salvezza ai playout ed ho centrato l’obiettivo. Poi sono cambiati i programmi e si rischiava tanto per cui ho preferito staccare. Anche perché passare da eroe a deficiente è proprio un attimo".

Intanto si è tolto un altro fioretto, stavolta in bicicletta, più faticoso della nuotata a Cesenatico o no?

"Il molo fatto alcune volte è stato comunque faticoso, in bici questa volta sono andato al santuario di S.Paola, 40 chilometri di salita, fatiche che però faccio volentieri".

Si volta pagina, il mestiere è questo. Lei è l’allenatore più vincente della storia del Cesena, autore di promozioni straordinarie. Dopo il fallimento a Cesena è arrivata gente nuova che punta in alto.

"Stanno costruendo un buon Cesena, eccellente dopo gli ultimi acquisti, però la serie C è difficile, vince il campionato una sola squadra, non sempre la più forte, poi ce ne sono 3 o 4 che lottano per la promozione e una sorpresa. Sarà così anche quest’anno. Il Cesena deve lottare per vincere il campionato perché in città c’è una cultura calcistica e una passione che non meritano la C. Sono venuto un paio di volte allo stadio, sempre in maniera discreta per non far nascere chiacchiere. Quando vedo quella curva mi viene sempre la pelle d’oca".

Sinora i playoff non sono stati teneri per il Cesena.

"Devono essere riorganizzati, coinvolgendo meno squadre. Basta con mezza classifica di ogni girone perché allora il campionato non serve a nulla. La Reggiana ha disputato un campionato eccezionale, meritava la promozione come il Modena. Sta ferma un mese mentre le altre che hanno fatto peggio giocano rimanendo in forma per le fasi finali. Le seconde con questa formula sono penalizzate. E’ uno scandalo".

Torniamo al Cesena. Dicono che il nuovo mister Domenico Toscano le assomigli molto.

"Non lo conosco benissimo, ha vinto campionati, l’ho incontrato quando allenava il Novara. Le sue squadre sono difficili da battere. Non entro in dettagli tecnici sulle scelte, gli auguro di vincere il campionato ed ha diritto di fare le sue scelte. Anch’io di solito lo faccio. Quando sostituii Nicola Campedelli a gennaio portai tra gli altri Volta e De Feudis e andò bene".

Continuiamo con i revival. Qual è stato il momento più entusiasmante che ha vissuto a Cesena?

"Il miglior ricordo delle mie esperienze a Cesena fu quella miracolosa salvezza in B, l’entusiasmo della gente, l’emozione per avere evitato il disastro che purtroppo sarebbe arrivato anni dopo. Nacque da lì il rapporto splendido che intrattengo con i tifosi bianconeri. Sono una persona schietta, onesta, ho sempre puntato al bene del Cesena e loro lo sanno".

Il capolavoro con un giocatore?

"Non sarebbe giusto perché tanti sono partiti da qui per carriere di successo. Faccio un’eccezione per un episodio da ricordare. Siamo in preparazione precampionato, purtroppo un giocatore ha un grave lutto e deve tornare a casa per cui rimaniamo contati per il giorno dopo e aggregano un piccoletto in predicato di andarsene a giocare in Promozione. L’indomani in allenamento si gioca e questo ubriaca tutti coi suoi dribbling, pressa, contrasta. Dico a Campedelli e Minotti “o noi abbiamo sbagliato la preparazione o questo è forte. Teniamo lui, non voglio nessun altro". Sapete tutti che quel piccoletto, Giaccherini, è arrivato alla Juve e alla Nazionale.