Aggressione con l'acido Civitanova, condannato anche per stalking e violenza sessuale

Nel 2018 tentò di uccidere la ragazza che voleva lasciarlo. Ma era solo l'ultimo di una lunga serie di soprusi

Ramadani

Ramadani

Cvitanova Marche, 12 febbraio 2020 - Una serie di minacce, maltrattamenti e violenze prima dell’epilogo spaventoso, l’agguato con l’acido muriatico e un coltello del 17 novembre 2018. Per quei fatti, avvenuti dal 2017, è stato condannato a cinque anni di reclusione Shevalj Ramadani, 33enne residente a Grosseto. L’uomo aveva avuto una relazione con Alina Emilia Pavel, una ragazza che all’epoca abitava a Civitanova. A un certo punto lei aveva deciso di lasciarlo, ma lui aveva ritenuto di poterle imporre di continuare a stare insieme.

Aveva così iniziato a darle il tormento con le minacce, dal vivo e con i messaggi al cellulare; una volta le avrebbe mandato una sua foto con lui e una cinghia al collo. Un’altra volta le avrebbe puntato una pistola addosso, dicendole che l’avrebbe ammazzata perché lei era diventata fredda con lui: "Tu non mi ami più, e io ti ammazzerò". Un’altra volta le avrebbe sferrato una coltellata che l’aveva colpita sotto al seno, e quando lei era andata al pronto soccorso l’aveva minacciata ancora: se avesse detto cosa le era successo davvero, le avrebbe fatto ancora più male.

Con queste violenze continue, avrebbe costretto la ragazza a subire una serie di rapporti sessuali sebbene lei non volesse più saperne nulla di lui. Il pomeriggio del 17 novembre 2018 l’escalation di violenza avrebbe avuto un picco. Ramadani ha aspettato la ragazza in strada, con l’acido muriatico e un coltello, pronto a ucciderla, non riuscendoci solo perché lei era riuscita a ripararsi nel ristorante 'Tonno e salmone'. Da lì poi il 33enne era stato arrestato. Ieri mattina in tribunale l’uomo è stato giudicato per i fatti avvenuti prima di quell’aggressione, per i quali era accusato di stalking, minacce e violenza sessuale, con il rito abbreviato.

Come chiesto dal pm Claudio Rastrelli, il giudice Giovanni Manzoni lo ha condannato a cinque anni di reclusione. Inoltre è stata prevista una previsionale di 50mila euro a titolo di risarcimento per la ragazza. "Non posso che essere soddisfatto quale difensore della parte offesa per l’esito dell’udienza – commenta l’avvocato Oberdan Pantana, parte civile per la ragazza –. L’accoglimento delle nostre istanze rende giustizia ad Alina, ed è un segnale inequivocabile nei confronti di coloro che vigliaccamente commettono violenza contro una donna pensando di uscirne impuniti".

Ora Ramadani potrà fare appello contro questa sentenza, che va ad aggiungersi a quella già presa per il tentato omicidio della ex.