Fiera Covid Civitanova, depositato l’esposto contro l'ospedale

Dopo la raccolta firme, gli oppositori mobilitano la Procura. La Cgil: "Spostamenti arbitrari, così si indebolisce la sanità"

Il governatore Luca Ceriscioli tra Fabrizio Ciarapica e Guido Bertolaso

Il governatore Luca Ceriscioli tra Fabrizio Ciarapica e Guido Bertolaso

Civitanova, 27 maggio 2020 - Un esposto alla Procura sulla Fiera Covid è stato presentato dagli avvocati Federico Valori, Francesco Mantella, Giuseppe Bommarito e Jacopo Severo Bartolomei. Il reato ipotizzato è il falso ideologico in atto pubblico. Il pool di legali, che annovera convinti oppositori dell’ospedale Covid, assiste cinque firmatari del documento, tutti civitanovesi: Ivo Costamagna, promotore della raccolta di firme contro il progetto, Carlo Alberto Centioni, Giovanna Capodarca, Paola Macerata, Amedeo Regini. La modalità di affidamento all’Ordine di Malta (Cisom) dell’opera e la gestione dei finanziamenti che l’hanno supportata sono gli aspetti su cui chiedono ai magistrati di fare chiarezza. L’esposto è stato depositato ieri, alla vigilia della data d’arrivo dei primi pazienti nella Fiera. «Il decreto Cura Italia – si legge nell’esposto – non autorizzava le Regioni al compimento di atti in deroga alle norme che disciplinano gli appalti pubblici. Viceversa, la Regione ha affidato l’attuazione dell’opera senza la procedura dell’evidenza pubblica e senza imporre al soggetto attuatore la rendicontazione dei denari pubblici spesi". Sulla questione dei finanziamenti la premessa dell’esposto è che "essendo l’opera realizzata con donazioni alla Regione, quantomeno per i 5 milioni di euro provenienti dalla Banca d’Italia, essa non è donata dal Cisom ma è la Regione che paga per avere ditte realizzatrici. Sebbene avesse stabilito che dall’operazione non sarebbero derivati impegni di spesa a suo carico, la Regione ha poi dovuto legiferare stanziamenti di fondi pubblici per il funzionamento della struttura". Intanto anche il fronte sindacale rimane caldo. La Cgil conferma le preoccupazioni sull’operazione "rispetto alla struttura e al rischio di vedere replicato il caso dell’ospedale Covid Fiera di Milano, con le modalità di reclutamento del personale e della remunerazione". Con questa premessa, Fp Cgil e Cgil Medici chiedono ascolto al presidente Luca Ceriscioli e il riconoscimento dei premi promessi agli operatori sanitari impegnati nell’emergenza coronavirus. Nel mirino mettono la determina dell’Asur del 15 maggio, con cui la direzione generale organizza il funzionamento della Fiera Covid chiedendo a ogni Area Vasta di mettere a disposizione un numero specifico di operatori necessari al nuovo contesto ospedaliero, attingendo da comparti sanitari che per i sindacati "soffrono già carenze di personale. Non ultima l’Area Vasta maceratese che da questo punto di vista sarebbe la più penalizzata, dovendo fornire circa un terzo di tutto il personale. I lavoratori che volontariamente hanno deciso di aderire al progetto sono assai esigui, dal momento che pesano i turni massacranti dell’emergenza Covid. Ora il rischio è che vi siano spostamenti arbitrari, e cioè non concordati con il sindacato, del personale del comparto e della dirigenza, con la possibilità di un ulteriore indebolimento delle altre strutture dell’Asur". Oriano Mercante, segretario di Anaao Assomed Marche, si scaglia poi contro l’ordine di servizio firmato da Giorgia Scaloni, che oggi impone agli anestesisti destinatari della missiva, di recarsi al Covid Hospital a prestare la propria attività. "Contestiamo la modalità di risolvere con un atto di forza una questione che solleva a catena altri problemi, a partire dal fatto che i reparti di provenienza dei colleghi precettati, restano inevitabilmente sguarniti in un momento in cui, passata l’emergenza, si sta cercando di riprogrammare tutte quelle prestazioni rinviate per far fronte al Covid".