Ordigno a ’La Serra’: pentito sotto processo

L’imputato ha chiesto di poter valutare un patteggiamento o il rito abbreviato: il giudice così ha rinviato l’udienza al primo marzo

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di Paola Pagnanelli

Un pentito calabrese è sotto processo con l’accusa di tentata estorsione, per l’ordigno piazzato davanti al locale "La serra" la notte del 24 gennaio 2020. Ieri, in udienza preliminare, l’imputato ha chiesto di valutare un patteggiamento o il rito abbreviato: se ne riparlerà a marzo. L’allarme, quella notte in via Aldo Moro, era stato dato da un addetto alle pulizie che, intorno alle 2, aveva sentito un piccolo scoppio fuori dal ristorante-discoteca e poi aveva visto uno zaino vicino a una vetrina, dal quale usciva una miccia fumante. Subito era arrivata la polizia e dopo aver messo in sicurezza l’area erano partite le indagini. Per prima cosa, erano state acquisite le immagini della videosorveglianza, che mostravano una persona incappucciata nei pressi del locale, prima dello scoppio. Era stata identificata anche un’auto, risultata intestata alla compagna di un calabrese già noto, con precedenti per vari reati, domiciliato a Roma nella sezione dei collaboratori di giustizia. Per lui dunque, in concorso con un altro soggetto rimasto sconosciuto, sono arrivate le accuse di tentata estorsione e detenzione di materiale esplosivo. In base a quanto ricostruito con le indagini, il calabrese avrebbe realizzato l’ordigno con un fertilizzante mescolato ad altre sostanze (zucchero o gasolio), e lo avrebbe usato per intimidire i proprietari del locale, Emanuele e Moreno Ascani, e costringerli così a versare una somma di denaro, oppure a farlo entrare in società. I due però si erano rifiutati, e il tentativo era andato a monte. Ieri era prevista l’udienza preliminare, a cui il calabrese avrebbe dovuto partecipare in videoconferenza. L’avvocato difensore Giuseppe Cichella ha chiesto però un breve rinvio, per valutare la richiesta di patteggiamento o abbreviato. Il giudice Domenico Potetti ha dunque rinviato l’udienza al primo marzo. Emanuele e Moreno Ascani si sono costituiti parti civili con gli avvocati Gabriele e Massimiliano Cofanelli, i quali hanno puntualizzato come l’ordigno non avesse una particolare potenzialità offensiva: con ogni probabilità si trattava del preludio di una attività criminosa immediatamente sventata grazie all’intervento della polizia giudiziaria e della procura.