Pescatori pronti a tornare in mare lunedì

Al lavoro non più di due giorni alla settimana, Caldaroni: "Chi è operativo costringe gli altri a seguirne le orme: è l’effetto domino"

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di Mario Pacetti

La serrata è ormai agli sgoccioli anche se la decisione formale, compresi i dettagli della ripartenza, verrà presa solo oggi dalle assemblee delle singole marinerie. Ieri mattina si sono ritrovati ad Ancona i rappresentanti di tutte le flotte marchigiane. Si è discusso degli ultimi eventi, a cominciare dall’esito negativo del blitz di mercoledì a Roma e dalle prospettive di una categoria che, quando ricomincerà a lavorare, troverà alle pompe dei moli prezzi del gasolio ancora più alti di quando, due settimane fa, decise di incrociare le braccia. Il "sentiment" condiviso è che si farebbe fatica a convincere tutti a tener duro a oltranza. L’idea è quella di lavorare, a partire da lunedì prossimo, per non più di due giorni la settimana, per tenere alti i prezzi e consumare meno gasolio. Deluso per le porte sbarrate al Ministero, dove il sottosegretario alla pesca Battistoni non ha voluto ricevere i manifestanti di piazza della Repubblica, lo stesso Francesco Caldaroni è il primo a sottolineare che "a questo punto è normale che qualcuno senta il bisogno di tornare in mare costringendo gli altri a seguirne le orme nel più classico degli effetti domino. Anche se è vero che il governo non ha dato un minimo di soddisfazione alla nostra richiesta di calmierare il carburante e che, in questi 15 giorni, il prezzo del gasolio è vieppiù salito per colpa di una deriva speculativa che nessuno riesce ad arginare". Quantunque i margini di guadagno delle imprese di pesca siano ridotti all’osso è importante per loro riattivare il ciclo produttivo perché le spese fisse, a cominciare dalle paghe dei marittimi dipendenti, incombono sempre come spade di Damocle e c’è da trovare i soldi per onorarle. "Mancano due soli mesi – ricorda Caldaroni – all’inizio del fermo pesca per il medio-alto Adriatico. La domanda è: ce la faremo a lavorare no stop fino a fine luglio oppure ci dovremo fermare ancora una volta perché i conti non tornano? C’è solo una panacea: un tetto al prezzo del carburante. Non è possibile che in altri stati dell’Unione europea ciò sia un fatto compiuto mentre in Italia continuano a dire che un provvedimento del genere non è possibile. Speriamo non ci costringano a fare un’altra manifestazione a Roma, più affollata e anche più dura di quella di mercoledì. Per qualche ora, la stampa ci ha trascurato, ma è bastata una scaramuccia con la polizia per calamitare su noi tante più attenzioni".