Sgarbi in visita a palazzo Prosperi Occhi puntati su dipinti e statue

Tour del critico d’arte a Civitanova Alta, Giannoni e Vecchiarelli al sindaco: "Ci sono opere da restaurare"

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di Ennio Ercoli

Nella sua ultima tappa civitanovese Vittorio Sgarbi ha avuto il tempo di visitare sia la mostra di Wladimiro Tulli e poi (a sorpresa) le opere d’arte conservate all’interno di palazzo Prosperi, dal 1863 sede del Comune a Civitanova Alta. Abitualmente chiamato – con effetto diminutivo – "Delegazione" è chiuso da qualche anno, dopo il terremoto del 2016. Accompagnato dal sindaco Ciarapica, dall’ex primo cittadino Ivo Costamagna, dall’architetto Roberto Giannoni (che ha effettuato per conto del Comune un "inventario" di quadri e statue esistenti anche all’ultimo piano, dove un volta c’era l’archivio storico), dalla presidente dell’Archeoclub Anna Maria Vecchiarelli, Sgarbi ha visionato attentamente una lapide murata nell’atrio del municipio, quelle in onore di Garibaldi nello scalone d’ingresso, la bella e solenne sala consiliare, dove ci sono dipinti di Ulisse Ribustini, pittore civitanovese che ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Perugia, i medaglioni dei maggiori personaggi civitanovesi, tra cui i nobili Frisciotti e Giacomo Ricci, nonché i dipinti che ornano i corridoi. Sgarbi si è aiutato anche con una torcia per decifrare date e scritte in alto e avere un primo ragguaglio. In particolare lo storico dell’arte e il drappello di accompagnatori si sono soffermati dinanzi all’olio su tela "Il ratto delle sabine" (3,20x1,70) del XVII secolo, di autore ignoto. Se ne è occupato Giuseppe Capriotti nel catalogo della mostra "Santi ed eroi, pittura sacra e profana a Civitanova" promossa dalla pinacoteca Moretti in una mostra svoltasi a Sant’Agostino nell’estate 2015. All’ultimo piano Sgarbi ha gettato uno sguardo anche quadri, statue in cartapesta, un crocefisso gigante, alcune trombe delle Guardie Pontificie, il tutto lasciato da tempo in stato di abbandono. Giannoni e Vecchiarelli hanno detto al sindaco Ciarapica che tutti questi beni culturali vanno "restaurati con urgenza e che con essi si può allestire un vero museo, cui si possono aggiungere – eventualmente – anche tanti altri oggetti sacri (pianete dai colori meravigliosi) custoditi dalla parrocchia San Paolo in armadi del Settecento, nonché vecchi candelabri e statue impolverate che si trovano in ripostigli vari, anch’essi da valorizzare complessivamente per la storia della città".