CRISTINA DEGLIESPOSTI
Cronaca

Alluvione, il fango diventa cemento sotto il sole: è l’ultimo fronte

La melma solidifica, occorre spalare in fretta. Ma alcune zone sono ancora allagate. La pioggia e i fiumi esondati hanno scavato nel sottosuolo solchi che aprono voragini improvvise

Ravenna, 23 maggio 2023 – L’acqua batte in ritirata, seppure non ovunque. Interi abitati ancora affondano, come il quartiere ravennate di Fornace Zarattini o buona parte di Conselice: qui l’acqua non è mai scesa sotto l’altezza della cintola e un terzo della popolazione è stremata, senza luce, connessione internet e acqua potabile. Ma se a Conselice la sindaca viene contestata sotto al municipio, la maggior parte del territorio alluvionato è riemerso e il livello dei fiumi è in lenta decrescita.

Alluvione, i numeri della catastrofe
Alluvione, i numeri della catastrofe

Il maxi concerto a Imola / La nostra raccolta fondi

Tornano in classe a macchia di leopardo gli alunni a Cesena, Forlì, Faenza, Ravenna, ma non in tutti gli ordini e gradi. E il numero degli evacuati cala ancora: 23.081 totali, -3.200 da domenica. Eppure non si tratta di un lietofine, anzi. L’estate esplosa tutta d’un tratto rende la lotta al fango una corsa contro il tempo: la melma solidifica, cementa alla velocità della luce dovunque si trovi. Occorre spalare il più in fretta possibile, ma le variabili impazzite sono infinite.

Una tra tutte, da brividi: le inondazioni hanno mosso diversi ordigni bellici: nel Ravennate ne sono già stati trovati sei, tutti messi in sicurezza, ma la prefettura ha fatto subito partire una capillare campagna d’informazione tra la popolazione. C’è di più. Il lavorio sotterraneo delle piogge cadute e dell’acqua esondata ha scavato solchi nel sottosuolo che aprono voragini improvvise anche nei centri città: a Forlì, nel martoriato quartiere Romiti, una strada è collassata in tre punti, costringendo a evacuare i 26 abitanti di un intero palazzo per il rischio crollo. Il Rapid mapping team del Copernicus Emergency Management, il servizio europeo che si attiva in caso di disastri o emergenze, ha stimato in 3mila gli edifici interessati dall’alluvione nelle sole zone di Lugo, Faenza, Budrio e Ravenna.

Non è finita. Un migliaio le frane attive e ben 305 quelle più rilevanti. Oltre 600 le strade chiuse. Anche oggi in Emilia-Romagna resta l’allerta rossa, anche se l’area si restringe: le criticità idrauliche rimangono massime nella pianura bolognese, ravennate e forlivese proprio per la difficoltà di smaltimento delle acque esondate dai corsi d’acqua e che gravano sul reticolo secondario e di bonifica. Il Canale emiliano-romagnolo è ormai al 70% dello svuotamento complessivo (a ritroso verso il Po e in minima parte nel Savio) e si prevede di raggiungere il 100% oggi. Ma i consorzi continuano ad alimentarlo con l’eccesso dei loro canali. E, paradossalmente, anche nelle zone alluvionate è cominciata a crescere la richiesta d’acqua a uso agricolo: le attività che non hanno subito danni, come alcuni vivai, lavorano a pieno regime e reclamano l’approvvigionamento per cui il Cer è stato progettato ma che adesso è bloccato.

Anche sul fronte viabilità si giocano assi nella manica. Per aggirare una frana in località Allocco, a Vado di Monzuno, nel Bolognese, che bloccava interamente una strada provinciale, isolando così alcuni abitati, in tre giorni è stato ripristinato un tratto dismesso della vecchia A1 Panoramica che le corre parallela. La richiesta era partita dai Comuni e dalla Città metropolitana, intercettando subito l’interessamento del viceministro Galeazzo Bignami e il successivo via libera all’apertura di ieri sera.

Inoltre sono ripresi i treni su diverse tratte (Ferrara-Portomagggiore, Faenza-Russi, Ravenna-Rimini), mentre restano sospesi sulla Bologna-Rimini, Ravenna-Castelbolognese-Russi-Portomaggiore, Faenza-Lavezzola e Faenza-Marradi.