Colori regioni: cosa può succedere a Emilia Romagna, Veneto e Marche

In vigore il nuovo Dpcm di gennaio fino al 5 marzo. Tutte e tre le regioni sono in zona arancione, ma con parametri diversi: ecco gli scenari futuri

Colori regioni: Veneto, Emilia Romagna e Marche sono in zona arancione

Colori regioni: Veneto, Emilia Romagna e Marche sono in zona arancione

Bologna, 17 gennaio 2021 – Ieri, sabato 16 gennaio è entrato in vigore il nuovo Dpcm di gennaio che sarà valido fino al 5 marzo e, a partire da oggi, vede tornare arancioni le Marche. Lo stesso colore di Emilia Romagna e Veneto, per le quali la situazione non cambia, rispetto alla settimana appena conclusa.

Le regole della zona arancione ormai le conosciamo bene. Le uniche novità riguardano il divieto di asporto di alcolici e bevande dai bar dopo le 18 e la riapertura delle scuole superiori al 50% (fino ad un massimo del 75%) a partire da lunedì 18. Regola quest’ultima valida per l’Emilia-Romagna, in seguito alla decisione del Tar, ma non per le Marche, in cui il governatore Francesco Acquaroli ha disposto la chiusura fino al 31 gennaio. Uguale per il Veneto: le scuole potrebbero riaprire il 1° febbraio, ma solo se non ci sono rischi.

Il punto Colore Veneto tra arancione e giallo. Zaia: "La scuola? Un fattore di rischio". Dati Covid - Emilia Romagna arancione fino a quando? Ultime notizie

Le tre regioni sono arancioni, ma gli indicatori sanitari rivelano tre situazioni ben distinte tra loro. Se fino a due settimane fa, il Veneto era più a rischio con l’indice Rt sopra l’1 (1.07) e un sovraccarico delle strutture sanitari, ora pare che quel posto sia stato preso dall’Emilia Romagna con un Rt salito a 1.15 – compatibile con uno scenario di tipo 2, cioè con una trasmissibilità sostenuta e diffusa – e una crescita costante dei casi settimanali.

Il Ministero della Salute ha segnalato anche un valore di incidenza elevato sia per il Veneto sia per l'Emilia Romagna nella settimana di monitoraggio dal 4 al 10 gennaio. Le Marche, invece, pur avendo un Rt appena sotto l’1 (0.97), sono state classificate a rischio alto perché tutti gli altri indicatori sanitari sono in salita rispetto alla settimana precedente.

Visioniamo nel dettaglio tutti i parametri, regione per regione.

Emilia Romagna

L’indice Rt dell’Emilia Romagna è salito a 1.15. È questo il dato che più salta all’occhio, visionando il monitoraggio Covid, pubblicato dal Ministero della Salute. Dati che raccontano la settimana dal 4 al 10 gennaio 2021 e che hanno determinato la decisione sui colori delle regioni in vigore da oggi.

Per l’Emilia Romagna non è cambiato molto. Era arancione dopo le feste, pur avendo l’Rt sotto l’1 (anche se di poco, visto che era a 0.98) e rimarrà arancione ancora per un po’. Certo, la situazione potrebbe anche peggiorare. Nel caso l’avanzamento dell’Rt non rallentasse, la soglia dell’1.25 non è così lontana e ciò determinerebbe il passaggio a un nuovo colore: il rosso (così com’è successo a Sicilia, Lombardia e PA di Bolzano).

Le ultime due settimane hanno visto una crescita costante di tutti gli indicatori Covid della Regione.

L’incidenza settimanale (quante persone su 100mila abitanti hanno contratto il virus) è salita a 284. Era a quota 244 la settimana prima e a 184 due settimane fa. Continuano a crescere anche i casi settimanali: dal 4 al 10 gennaio ci sono stati 12.715 nuovi casi; 10.830 dal 28 dicembre al 3 gennaio. Si tratta di un’inversione di marcia. C’era stato un calo fino a Natale, col dato più basso l’ultima settimana di dicembre: 8.254 nuovi casi di Coronavirus.

L’unico dato non del tutto negativo è quello che indica l’occupazione dei posti letto nelle terapie intensive: la saturazione è del 30%, in linea con la media nazionale (dato del 13 gennaio, come il monitoraggio del Ministero). I reparti Covid non critici sono, invece, occupati al 44% (la media nazionale è del 37%), percentuale che registra un sovraccarico, perché la soglia è del 40%. Sono però dati stabili, che non cambiano l’andamento delle ultime tre settimane.

L’Rt inserisce l’Emilia-Romagna in uno scenario di tipo 2 (era 1 due settimane fa). Significa che la trasmissibilità del Coronavirus è sostenuta e diffusa, ma ancora gestibile nel breve-medio periodo dal sistema sanitario. La classificazione complessiva di rischio è alta, così come la valutazione di impatto (dato che riguarda l’occupazione dei posti letto).

Prima di Natale si parlava di un possibile ritorno al giallo per la regione dal 7 gennaio, ma le due settimane festive hanno del tutto ribaltato la situazione.

Marche

I parametri delle Marche non sono cresciuti come quelli dell’Emilia Romagna, ma indicano comunque un leggero aumento di nuovi contagi Covid e la crescita dell’incidenza (quante persone su 100mila abitanti hanno contratto il virus).

Partiamo dall’indice Rt, il valore che misura quanto velocemente si propaga il virus tra le persone. Rimane stabile sotto l’1: 0.97 dal 4 al 10 gennaio, 0.93 dal 28 dicembre al 3 gennaio e 0.99 la settimana prima. Un valore compatibile con lo scenario 1: la trasmissione del virus rimane localizzata o circoscritta in focolai.

L‘incidenza settimanale, invece, che per tutto dicembre aveva registrato un calo costante, con l’anno nuovo è tornata a salire: da 127 di fine anno è passata a 201, fino ad arrivare a 212 nella prima settimana di gennaio. Stesso andamento per i casi settimanali. Dopo il calo, la crescita: da 1.940 si è saliti a 3.052 il 5 gennaio. I nuovi contagiati al 13 gennaio sono 3.228.

La percentuale dei posti occupati in terapia intensiva è salita al 33%, (la media nazionale è del 30%). Negli altri reparti Covid ha raggiunto il 51%, quando la media nazionale è del 37% e la settimana precedente questi reparti erano saturi al 42%. Il dato delle terapie intensive colloca la Regione in zona gialla, quel 51% dei reparti di area non critica, invece, sorpassa di molto la soglia di allerta del 40%.

Sono proprio questi dati provenienti dagli ospedali che complicano la situazione delle Marche. Sono state infatti valutate con un impatto e un rischio alti e tali indicatori di valutazione sono rimasti stabili nelle ultime due settimane. Questo ha purtroppo determinato il cambio di colore per la regione, che è passata da giallo ad arancione.

Veneto

I dati del Veneto, invece, sono in miglioramento. La classificazione di rischio della Regione è passata da alta a moderata nel monitoraggio dal 4 al 10 gennaio. E la valutazione sulla probabilità di diffusione del virus è cambiata da moderata a bassa.

Con un Rt puntuale di 0.96 (due settimane fa era a 1.07) lo scenario di riferimento è l’1 come per le Marche.

In calo anche tutti gli altri indicatori sanitari. Secondo i dati del Ministero della Salute, l’incidenza settimanale (numero di persone positive al virus su 100mila abitanti) è passata, nel giro di una settimana da 454 a 365. Rimane però alta: il Ministero infatti la evidenzia come ‘elevata’, insieme a quelle della provincia autonoma di Bolzano (320), Emilia-Romagna (284) e Friuli Venezia Giulia (270).

I casi settimanali al 27 dicembre erano 21.802, 22.296 al 3 gennaio, 17.943 al 10 gennaio.

In miglioramento anche l’occupazione delle terapie intensive: 34% i posti occupati (media nazionale e soglia del 30%). 43% per quanto riguarda gli altri reparti Covid (di poco sopra la media nazionale che è al 37%). La soglia di allerta è al 40%, ma c’è comunque stato un calo, in quanto l’occupazione al 5 gennaio era del 45%.

Con la fine delle festività il Veneto, con l’Rt a 0.97, avrebbe potuto essere giallo, ma è diventato arancione per contenere gli altri parametri. Visto il calo costante che si sta registrando, pare che le restrizioni in atto stiano funzionando.