Luca Aldrovandi morto in Indonesia, una vita dal Po all'oceano

Collaborava con la casa del Tibet. Era una guida e un sub esperto, tutti lo ricordano come un uomo cordiale e amante della natura

Luca Aldrovandi aveva 52 anni

Luca Aldrovandi aveva 52 anni

Guastalla (Reggio Emilia), 11 ottobre 2019 - La notizia della tragica morte di Luca Aldrovandi si è velocemente diffusa ieri a Guastalla, dove l’operatore turistico di 52 anni aveva numerosi parenti e ancora tantissimi amici, con i quali si era sempre tenuto in stretto contatto. Incredulità e stupore sono gli stati d’animo manifestati alla terribile notizia. Luca era infatti conosciuto come una persona rispettosa, grande amante degli animali, con uno spassionato amore per la natura, flora e fauna. Un uomo gentile e cordiale, a detta di tutti.

Come tutti gli abitanti di questo territorio era nato a contatto con il fiume Po. Fin da giovanissimo Aldrovandi aveva manifestato una vera e propria passione per gli sport acquatici. Aveva praticato la canoa, il rafting, senza trascurare il trekking in montagna, diventando pure un bravo subacqueo. Attività, questa, che gli era servita dal punto di vista professionale, in veste di guida turistica nelle escursioni subacquee in Italia ma soprattutto all’estero. C'è chi lo ricorda, ancora giovanissimo, guidare delle escursioni subacquee con gli amici, dimostrando una grande passione per questa attività, che per lui stava diventando una professione vera e propria.

Aveva visitato luoghi lontani, spesso in viaggio nel mondo proprio per inseguire questa sua passione, con tappe perfino sui sentieri della catena himalaiana, del Karakorum, delle Ande. Si era avvicinato in modo diretto alla cultura tibetana, diventando per qualche tempo uno stretto collaboratore della Casa dei Tibet, a Votigno di Canossa, per diffondere la cultura della pace e della fratellanza. Una ventina d’anni fa si era trasferito a Sumatra, in Indonesia, alla scoperta delle foreste tropicali. In questa terra lontana aveva conosciuto Eva, che è diventata sua moglie, attivando con lei un’attività turistica e ricettiva sull’isola di Pulau Weh, sulla punta Nord occidentale dell’arcipelago indonesiano.

Luca si era perfettamente integrato nel nuovo ambiente, imparando bene la lingua locale e conducendo tantissimi viaggi con i turisti che frequentano quella zona di alta valenza turistica. L’isola di Pulau Weh è una piccola isola vulcanica con un mare cristallino e una natura rigogliosa, meta di tantissimi appassionati di snorkeling e più in generale di mare. Proprio come guida collaborava con diverse importanti agenzie. Luca lascia la moglie, una figlia in età scolare, ma anche le sorelle Massima, Graziella e Velia. Luca era il più giovane della famiglia.

In gioventù si era diplomato perito odontotecnico, ma da subito aveva manifestato la sua voglia di viaggiare, di girare il mondo, di uscire dai confini locali. Per qualche tempo, alla fine degli anni Novanta, aveva gestito con alcuni amici il bar del centro Le Piscine di Guastalla. Trascorreva gran parte dell’anno in Indonesia, ma con lunghi periodi in cui ritornava a Guastalla.

Nonostante la sua attività turistica su un’isola lontana, Luca era sempre rimasto legato al grande fiume Po. Durante i suoi rientri in Emilia, infatti, lo si vedeva spesso arrivare in bicicletta, pedalando lungo viale Po, per poi fermarsi al chiosco 'Peace in Po', chiacchierare con gli amici, raccontare della sua esperienza in Indonesia, ma sempre rimirando con grande rispetto il corso del suo amato fiume.