FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

La ‘mente’ del Piano speciale: “Opere approvate da mesi. Il governo ora le finanzi”

Emergenza maltempo, Bratti è stato incaricato da Figliuolo di affrontare il dissesto nella regione. “Il progetto vale 4,3 miliardi e dura 12 anni. Ma va inserito in questa manovra”

Ferrara, 23 ottobre 2024 – Forse un giorno commissioneranno uno studio storiografico per capire la portata dell’impatto che ebbe – oltre che sul piano economico – anche sul piano simbolico il Piano Marshall per il nostro Paese. All’indomani dell’alluvione la governatrice emiliano-romagnola, Irene Priolo che il governatore veneto, Luca Zaia, invocano un “Piano Marshall” per intervenire contro il dissesto idro-geologico e la vulnerabilità dei territori. “Macché piano Marshall, i piani per intervenire ci sono. Basta finanziarli: non ne servono altri”. Lui, più di altri, può ben dirlo. Alessandro Bratti è il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, incaricato dal commissario Francesco Figiuolo, e ha condotto la redazione del “piano speciale”.

Alessandro Bratti, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po
Alessandro Bratti, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po

Segretario Bratti, chi invoca il piano Marshall, non è a conoscenza del lavoro di pianificazione che portate avanti?

“Non penso si tratti di scarsa conoscenza, però la patologia di questo Paese è la pressoché inesistente capacità di programmazione. Lo dico in maniera trasversale, senza voler gettare croci addosso a nessuno. Ma la verità, ribadisco, è che i piani già sono stati fatti. Ora si tratta di trovare le risorse e definire i programmi operativi”.

A proposito di risorse. Parliamo del “piano speciale”. A che punto siamo?

“Nel marzo di quest’anno abbiamo predisposto il piano preliminare approvato dal commissario Figliuolo. Poi abbiamo presentato – nel giugno scorso – il piano definitivo. Il piano, sul quale abbiamo lavorato di concerto con la Regione Emilia-Romagna e altri attori istituzionali ha un valore di 4,3 miliardi di euro spalmati su 12 anni”.

Come è stata stabilita la rimodulazione delle risorse nel primo triennio?

“Sulla carta sarebbero 857 milioni nel primo triennio. Quest’anno, a valere sul 2025, l’auspicio è che si trovino – stiamo parlando di finanziamenti statali – risorse per 160 milioni di euro che andrebbero a finanziare opere dedicate e concepite su misura per le aree colpite dalle diverse alluvioni. Fra queste il consolidamento dei rilevati arginali, il completamento delle casse di espansione e le tracimazioni controllate”.

Che tempi prevede per l’approvazione del piano?

“L’iter prevede che l’approvazione arrivi – alla fine di questo mese – da parte del commissario Figliuolo, sentiti i pareri dei ministeri coinvolti. Sarebbe singolare arrivare all’approvazione del piano senza che quest’ultimo non trovasse un riscontro in termini di sostenibilità finanziaria nella Manovra”.

Nel nostro Paese quando si verificano delle calamità si assiste al rimpallo delle responsabilità. La sottovalutazione dell’impatto di eventi come le recenti alluvioni a chi è ascrivibile?

“È un problema generalizzato, eppure va detto che il legislatore aveva predisposto – già dal 1989, con un’apposita legge, la 183 – il finanziamento di piani triennali per fronteggiare il dissesto idrogeologico, per monitorare la qualità dell’acqua e per sostenere interventi di manutenzione. Ebbene, questi piani non vengono più finanziati dal 2001”.

Il Mase, però, dispone di fondi per contrastare il dissesto idrogeologico.

“Sì, annualmente vengono messe a disposizione annualmente delle risorse dal Mase ai sensi di un Dpcm che risale al 2019. Il criterio con cui queste somme vengono stanziate si basa su una banca dati – Rendis – curata ogni anno da Ispra raccogliendo le indicazioni dalle Regioni e dalle Autorità distrettuali”.

E come Autorità, sotto questo profilo, che tipo di pianificazione avete elaborato?

“Contro il dissesto, la salvaguardia della qualità delle acque e la manutenzione, abbiamo presentato un quadro del fabbisogno, approvato in Cip (Conferenza istituzionale permanente) il 4 agosto 2023 per il Bacino del Po da 7,1 miliardi da finanziare mediante la programmazione triennale 2024-2026”.