Mussolini, in sala il film segreto su di lui

Bologna, abbiamo seguito il cortometraggio censurato nel 1945 che si conclude con la morte del Duce

Il cortometraggio ’Accuso Mussolini’ è stato proiettato alla rassegna Cinema Ritrovato

Il cortometraggio ’Accuso Mussolini’ è stato proiettato alla rassegna Cinema Ritrovato

Bologna, 3 luglio 2022 - Il silenzio pesa sulle poltrone, il respiro è talmente trattenuto da fare rumore. È come se la platea stesse aspettando il finale di un thriller che non riesce più a sostenere perché la suspence è tanta. E alla fine dei venti minuti scatta l’applauso fragoroso, liberatorio. Eppure tutti sanno com’è andata a finire la seconda guerra mondiale, come si è concluso il Ventennio fascista e pure la sorte che è toccata a Mussolini e ai suoi fedelissimi: appesi in piazzale Loreto.

Ma davanti a tali capitoli della storia, anche se noti, non c’è mai un atteggiamento rilassato. E così succede che il cortometraggio "Accuso Mussolini!", una specie di instant movie sulla nascita e il declino del Ventennio prodotto da una casa svizzera, pronto per andare nelle sale italiane nell’agosto del 1945 ma proiettato una sola volta a Milano e poi fatto sparire a causa della censura, rispunti da una cantina, finisca nelle mani sapienti di restauro della Cineteca di Bologna e arrivi poi, per la sua seconda visione 77 anni dopo, al Cinema Ritrovato.

Dove si proiettano pellicole più o meno rare, passate al vaglio di un restauro che ne prolungherà la vita e partecipate dal pubblico che pare quello di uno speakeasy del proibizionismo americano: qui non ci vuole la parola d’ordine, ma bisogna essere davvero assetati di storia.

II film è raro, un piccolo mistero, non se n’è parlato molto in fase di presentazione del vasto programma. Una piccola pellicola che è spuntata da una cantina della provincia bolognese un po’ di mesi fa, chi l’ha trovato si è rivolto alla Cineteca e al suo laboratorio l’Immagine Ritrovata e così è tornata a galla una narrazione che ancora si porta dietro un certo mistero. Perché – come spiega Andrea Meneghelli, responsabile dell’archivio film della Cineteca – si doveva trattare di un j’accuse alla dittatura, ma al tempo uscirono articoli al vetriolo sulla stampa che puntava il dito sui contenuti, accusandolo di essere un film fascista, che mostrava prima gli italiani a favore del fascismo e poi assetati di sangue in piazzale Loreto mentre prendono a calci la testa del Duce". E prosegue: "Fu richiesta la censura internazionale da parte dell’Anpi con la pretesa di tagliare le scene dove gli italiani sono mostrati troppo entusiasti del Fascismo e poi troppo atroci, si darebbe un’idea negativa del nostro popolo, ma non si può fare nulla perché si tratta di una produzione svizzera".

In effetti, guardando il film costruito con filmati dell’istituto Luce, è come assistere a un Bignami di quella storia d’Italia. Circa 15 minuti per raccontare le gesta di Mussolini, con una voce narrante di un ipotetico operaio, molto retorica e ironica, perché parla a Mussolini ricordandogli tutto quello che ha fatto a questa Italia, lui che ‘pensava solo alla guerra’. Se all’inizio c’è una folla piena di uomini col cappello e braccio teso a salutare il Duce e i suoi uomini, alla fine, quando arriva la sconfitta, la stessa folla con copricapo alla moda dell’epoca, si riversa in centro a Milano nell’ora della Liberazione. "La camicia nera non è più di moda" afferma la voce fuori campo.

La pellicola finisce, le luci riaccendono la sala e le persone escono, sollevate, ma anche no. Come la signora Frida, che sussurra a un amico: "Sono rattristata". Il motivo, spiegherà, è che "pensare che ci potesse essere un consenso così grande verso un’idea così crudele e anti-democratica da parte degli italiani mi rattrista e credo che oggi si diano per scontato troppe cose… la nostra libertà la diamo per scontata quando invece è costata veramente molto a tanti e pensare che idee del genere siano morte è assurdo".