Editoriale

Bologna, il cantiere del caos. Summit tra politici e agenti, si tratta per ristabilire la legalità

Bologna, 7 aprile 2024 – Prima di arrivare a un’azione di forza, serve un ulteriore slancio politico. Nella foresta di Sherwood di Bologna, dove oltre ai comitati che si oppongono ai lavori delle scuole Besta hanno preso casa (letteralmente sugli alberi) attivisti e antagonisti, c’è ancora un piccolo margine per ripristinare la legalità.

Sarebbe un successo per il sindaco Matteo Lepore, dopo giorni complicati; sarebbe un successo per le forze dell’ordine, che finora hanno gestito le intemperanze senza cedere alle provocazioni; sarebbe un successo per il comitato ’ortodosso’, permetteteci di chiamarlo così, gente non violenta che vuole far sentire una voce e che ora rischia di essere oscurata da visitatori malintenzionati; sarebbe infine, per una volta, anche un piccolo successo o, almeno, una prova di maturità per certi collettivi e loro derivazioni genetiche (più o meno modificate) che finora hanno saputo solo giocare al muro contro muro.

La storia di Bologna, città che ha pagato il più alto tributo del Paese al terrorismo e negli ultimi anni ha dovuto anche combattere con il mondo putrefatto dell’anarchia insurrezionale, è fatta soprattutto di risposte comuni. Un ’sistema’ che ha sempre saputo espellere i corpi estranei e ristabilire l’equilibrio di una comunità accogliente e ’diversa’, ma sempre attenta alle regole e alla giustizia.

Per questo motivo non è accettabile alcun arretramento sulla legalità. Ci sono valori non negoziabili: uno fra questi è il rispetto delle regole e della Costituzione. Rubare, danneggiare, violare la proprietà privata e pubblica, minacciare, insultare non sono atteggiamenti accettabili. Difendere i cittadini, la comunità e fermare chi commette reati, rispettando le procedure, non può mai essere messo in discussione.

Non è un tema di destra né di sinistra e non possono esserci ambiguità. Così come non è né di destra né di sinistra tutelare il bene pubblico. E non è né di destra né di sinistra garantire il dialogo e la libertà di espressione, sia essa dei cittadini o dei giornalisti. Per abbassare i toni, come tutti chiedono oggi, serve una base di legalità. Poi scatta la trattativa ’politica’. Il rischio è che questo cantiere scolastico che prevede l’abbattimento di alberi si trasformi in una piccola ’Tav’. Da sempre Bologna è oggetto di ’viaggi’ organizzati dei professionisti dell’antagonismo e già le forze dell’ordine hanno notato ingressi pericolosi. Non ci troviamo davanti a un gruppo di studenti delle scuole superiori che protestano con cartelli e fischietti. Non vale il ’So’ ragazzi’. Né si può confondere l’uso della forza pubblica, se necessario, con l’abuso della forza.

Garantire il diritto alle manifestazioni non significa legittimare chi commette reati. Andatevi a leggere i commenti (o meglio insulti e minacce) sui social o sulle chat di telegram a tanti amministratori e giornalisti. E quante frasi sessiste. Non vedo contestazione giovanile: solo violenza e fascismi. Dunque. Si può dialogare. Si può liberare Sherwood. Ma l’unico terreno su cui partire, con questa mezza maratona, è la legalità.