VALERIO BARONCINI
Editoriale
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Carichi umani e carichi residuali

Prima Ravenna, poi Ancona. Due copioni fotocopia, quelli delle ong cariche di migranti: trattate come carichi residuali e non come carichi umani, queste moderne arche sono finite per sbarcare in Sicilia e in Calabria dopo una intricata traiettoria mediterraneo-adriatica. Sarebbe stato disumano il contrario, con un cadavere mantenuto da cubetti di ghiaccio (sic, era la Sea Watch 5) e due minori bisognosi di cure (la Sea Eye 4). E’ stato disumano anche il solo pensiero, però. Capiamo la strategia: far percorrere lunghe rotte non invita le Ong a stare in mare. E la difesa dei confini e del diritto sono sacrosanti e spesso li abbiamo persi di vista. Distribuire i migranti sui territori poi è, per il governo, sinonimo di equità. Prima di tutto però va difesa la vita, come alla fine è stato fatto e come andrebbe fatto immediatamente. Qualcosa, in questo sistema di distribuzione, non funziona. Ed è solo l’ennesima rifrazione di uno scontro politico polarizzato su tutto che finisce per dimenticare le persone. Oggi ricorre peraltro l’anniversario del naufragio di Cutro, a un anno dall’arrivo delle prime salme inumate nel cimitero di Borgo Panigale.Una camminata silenziosa attraverserà i campi fino a quello islamico, dove riposano quattordici vittime della strage.