SERGIO GIOLI
Editoriale
Editoriale

Fantasmi sotto i portici

I fantasmi esistono e sotto i portici di Bologna se ne incontrano parecchi. Alcuni di loro, lunedì scorso, hanno contestato il vicesindaco Emily Clancy durante la commemorazione di Francesco Lorusso, studente, militante di Lotta continua, ucciso da un carabiniere in via Mascarella l'11 marzo 1977. Quel giorno il movimento studentesco di cui Lorusso faceva parte tentò di impedire con la forza un convegno di Cl. Ne scaturirono scontri feroci, prima tra le due fazioni, poi con le forze dell'ordine. Il carabiniere che sparò e uccise Lorusso fu arrestato, processato e infine assolto perché i giudici di Bologna considerarono legittimo, in quelle circostanze, il suo operato. E torniamo alla commemorazione. Emily Clancy, l'esponente della giunta Lepore più vicina a collettivi e centri sociali, aveva partecipato allo stesso evento nel 2023, e anche allora era stata contestata. La tesi dei fantasmi del '77 è sempre la stessa: ''Sei la benvenuta come persona, ma non come vicesindaco con la fascia tricolore a tracolla''. Perché loro, i fantasmi, signori attempati e giovani discepoli, non riconoscono l'istituzione, a cui chiedono da 47 anni un pubblico mea culpa. Dove cadde Lorusso hanno messo una lapide. Ecco cosa c'è scritto: ''I compagni di Francesco Lorusso qui assassinato dalla ferocia armata di regime l'11 marzo 1977 sanno che la sua idea di uguaglianza di libertà di amore sopravvivrà ad ogni crimine. Francesco è vivo e lotta insieme a noi''. Quella lapide, ovviamente, è più che opinabile ma nessuno lo dice per evitare guai. E anzi, Emily Clancy ogni anno va a deporvi sotto un mazzo di fiori, ignorando i contestatori. Un marziano atterrato oggi sulla terra, vedendola, crederebbe davvero che in quel luogo ci sia stato un omicidio di Stato ad opera della ''ferocia armata di regime''. Al contrario, sentenze a parte (anche se qualcosa dovrebbero pur significare), noi sappiamo che non è così. Negli anni di piombo la furia cieca che dilagava per le strade bruciò molte vite, tra cui quelle di studenti come Lorusso, di giovani poliziotti e carabinieri, di magistrati, politici, professori universitari, giornalisti. Ma, con buona pace dei fantasmi del '77, non c'era nessun regime. C'era invece uno stato democratico che si difese dall'aggressione violenta di una minoranza e che alla fine vinse. Lisciare il pelo a chi, ancora oggi, gioca alla rivoluzione, è rischioso: i fantasmi potrebbero di nuovo credere di essere nel giusto. Dio ce ne scampi.