Editoriale

Medici e infermieri, sos aggressioni

Neanche un paio d’anni fa li chiamavamo eroi, sembra passata una vita e mezzo, o forse anche di più. Poi ce ne siamo dimenticati in fretta, un po’ come quei politici che parlavano degli insegnamenti lasciati alla sanità da una pandemia con migliaia e migliaia di vittime. I dati dell’Inail al 31 dicembre 2022 (ma quelli ancora provvisori dell’anno scorso seguono lo stesso trend) certificano un aumento dei casi di aggressioni e violenze ai danni di medici, infermieri personale sanitario: oltre 1.600 denunce a livello nazionale, circa il 10% degli infortuni capitati a chi lavora in corsia in un ospedale pubblico, contro una media del 3% nel privato. “In gran parte sono parenti e amici del paziente a compiere violenze – scrive la Cisl Fp delle Marche – e le categorie professionali più colpite sono infermieri, operatori sociosanitari, fisioterapisti, educatori professionali che lavorano in strutture pubbliche, ma anche nei servizi di assistenza sociale residenziale (vedi case di riposo), negli ambulatori oppure a domicilio”. I trequarti delle aggressioni hanno come vittime le donne e i luoghi nei quali avvengono sono soprattutto i pronto soccorso, i servizi psichiatrici e quelli per le tossicodipendenze. C’è la violenza fisica sì, ma anche quella verbale, ingiurie e minacce non sempre segnalate dal personale sanitario. Questa è l’Italia e accade anche nelle Marche, dove gli episodi di violenza ai danni di medici e infermieri sono aumentati nel 2023, circa novanta quelli denunciati all’Inail, e chissà quanti saranno stati taciuti. “Il servizio sanitario va tutelato insieme ai professionisti che vi operano e ogni atto di violenza a danno di un lavoratore è un ‘evento sentinella’ che richiede la messa in atto di opportune iniziative di protezione e prevenzione”, sottolinea ancora la Cisl Fp Marche. Servono dunque un “monitoraggio costante della situazione in ogni realtà lavorativa e opportune misure preventive e protettive”. E li chiamavamo eroi.