MATTEO NACCARI
Editoriale

Sotto la Garisenda

Non sapendo quale sia il vero problema della Garisenda, ogni giorno ci sono tantissimi bolognesi che si affidano al destino

Non sapendo quale sia il vero problema della Garisenda, ogni giorno ci sono tantissimi bolognesi che si affidano al destino. Se almeno il sindaco Matteo Lepore o il Comune avessero detto cosa realmente mette a rischio la torre, saprebbero a che santi votarsi. O potrebbero decidere se passare la giornata oppure no in uno degli appartamenti di Strada Maggiore o via San Vitale, nel cuore della città, sui quali incombe la vecchia torre malata.

E lì non ci sono solo loro: tante persone tutti i giorni ci vivono e lavorano, in uffici aperti al pubblico. Nessuno, ribadisco nessuno, dai proprietari degli immobili al prete della grande chiesa sotto le torri, ai negozianti, è stato ancora contattato da qualcuno di Palazzo d’Accursio – il Comune - direttamente, anche banalmente per sapere quanti frequentano abitualmente quella che è un sorta di area rossa, ovvero le stanze a ridosso di Garisenda e Asinelli.

Da giornali e siti internet si è saputo che dal 13 novembre ci saranno sopralluoghi e tutti saranno mappati... E intanto in queste settimane di annunci, polemiche e chiusure sono stati lì a guardare da vicino la torre (anzi le torri) senza sapere perché sono state transennate in fretta e furia e cosa rischiano. E’ stato interessante sapere dallo stesso sindaco che non rischiano di crollare, visto che le ultime scosse di terremoto hanno dimostrato che la Garisenda è rimasta su. Grazie, Lepore.

E se fosse andata giù? Insomma, le loro teste sono state testimoni di un crash test, una prova d’impatto. Anche chi scrive è convinto che la torre non crollerà o almeno non si spancerà improvvisamente sui palazzi vicini, però un minimo di attenzione in più per chi è proprio lì sarebbe stata gradita. Vanno bene l’Unesco, i comitati, gli esperti, le ditte ultra specializzate, le promesse, le accuse tra politici, però alla fine caro Comune considera chi abita la tua città. Da chi vive a due passi dalla torre a rischio – lo hanno capito in tutto il mondo che ci sono tante cose che non vanno, pure all’Asinelli – a chi ci lavora, partendo dai commercianti che non sanno come cambierà il centro e quindi che pubblico potranno servire, finendo ai cittadini che non sanno ancora come nei prossimi mesi potranno arrivare in centro. Un cuore della città che prima della chiusura era uno dei luoghi più trafficati, tremolanti e rumorosi di Bologna. Con nel mezzo due torri con secoli sulle spalle.