25 aprile a Reggio Emilia, il sindaco: "Attenzione alla Democrazia, soffocata a poco a poco"

Nel giorno della Liberazione Luca Vecchi ricorda anche gli omicidi di Matteotti, i fratelli Rosselli e don Minzoni. Solidarietà ad Antonio Scurati, la richiesta della fine della guerra in Ucraina e il cessate il fuoco a Gaza

Il sindaco Luca Vecchi durante il discorso sul 25 aprile (foto Artioli)

Il sindaco Luca Vecchi durante il discorso sul 25 aprile (foto Artioli)

Reggio Emilia, 25 aprile 2024 – “Con la vostra presenza avete fatto uscire il Sole. Un saluto speciale a un nostro concittadino che ha accettato di essere qui con noi, oggi. Grazie Romano. Reggio è la tua città”. Il sindaco Luca Vecchi prende la parola dal palco del 25 Aprile, sullo sfondo dei cori ‘Fuori l'Italia dalla guerra. Free Free Palestine’. Un incrocio di cortei nel giorno che più di tutti celebra la Democrazia, la Liberazione. “Grazie a chi fece quella scelta. A chi scelse di stare dalla parte giusta della Storia – continua Vecchi davanti alla folla – determinando la svolta dopo l’epoca di massacri che hanno segnato il momento peggiore del nostro Paese, vent’anni di dignità calpestata, di sopraffazione e identificazione identitaria del partito nello Stato e la cancellazione della libertà di stampa. Il ventennio è stato soprattutto razzismo, guerra e morte. Ha colpito, represso, ucciso le migliori intelligenze del Paese. Ha ucciso Matteotti, i fratelli Rosselli e don Minzoni”.

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25 aprile a Reggio: l'Anpi (foto Artioli)
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Vecchi tocca uno dei punti che infiammano di più la polemica. “È tanto difficile oggi definirsi antifascisti? Per qualcuno sembra un esercizio complicato. Le democrazie vivono un momento di fragilità e le guerre che per decenni non si erano mai avvicinate ai confini, ora sono alle porte di casa. Abbiamo accolto al Malaguzzi 400 rappresentanti da 160 Paesi del Mondo, compresi Palestina, Israele e Iran. Noi oggi non possiamo tacere la necessità della fine della guerra in Ucraina, così che quel popolo trovi la pace e la sua libertà. E non possiamo non chiedere il cessate il fuoco a Gaza”. Infine, la censura nei confronti del noto scrittore: “Esprimiamo la nostra solidarietà ad Antonio Scurati. Qui troverà sempre una città pronta ad accoglierlo”.

Romano Prodi alla celebrazione del 25 aprile a Reggio Emilia (foto Artioli)
Romano Prodi alla celebrazione del 25 aprile a Reggio Emilia (foto Artioli)

Dopo i saluti del Presidente Anpi Ermete Fiaccadori, che ha ribadito l’importanza del fondamentale seme della democrazia nel nostro Paese, contro i totalitarismi e i nuovi rigurgiti fascisti, al grido di “Viva il 25 Aprile, viva la pace, viva l’Italia e viva la Repubblica”, spazio all’ospite Romano Prodi. “Questa piazza è piena di ricordi. Ho trovato amici di 70 anni fa, però San Rocco è sempre lì di fronte. La confidenza con questi luoghi mi aiuta a ritrovare la forza per parlare di quanto sta avvenendo. Il 25 aprile è l’inizio di un nuovo corso della nostra Storia, che chiude definitivamente il periodo fascista. Chiamiamolo così perché non c’è altra denominazione. Il dibattito sul nome lo trovo surreale”. Una fase buia, che Prodi ricorda così: “Matteotti e don Minzoni non erano delitti di guerra, ma la preparazione di una società portata verso la guerra”.

Di oggi critica la frammentazione in un “crescente individualismo e il pericolo di una Democrazia soffocata a poco a poco, ad esempio privandola di fondi alla Sanità”. E sulle guerre, “il più autorevole giornale israeliano ha criticato il governo americano perché non riconosce l’attacco di Israele alla Palestina. Un fatto eccezionale”.