Violenza sulle donne in Emilia Romagna: la vittima vive in famiglia

Le segnalazioni riguardano per la maggior parte i mariti, i conviventi e gli ex. Boom di richieste di aiuto

Sos donne: la pandemia della violenza

Sos donne: la pandemia della violenza

Bologna, 15 novembre 2021 - ​Nei primi sei mesi del 2021 sono state otto le donne uccise in Emilia-Romagna. E questi femminicidi – massima, atroce espressione della violenza di genere – sono una parziale rappresentazione dell’allarme che si concretizza, ogni giorno, nelle centinaia di segnalazioni arrivate ai centri anti violenza diffusi sul territorio. Stando ai dati dell’Istat, su centomila donne emiliano-romagnole, 38,6, quest’anno, hanno chiesto aiuto perché vittime di abusi e maltrattamenti.

Il 25 novembre, tra 10 giorni, ricorre la giornata per le vittime di violenza di genere. E in quell’occasione verranno snocciolati i numeri di un fenomeno che fa paura, elaborati dai 14 centri antiviolenza in regione, ora coordinati dalla nuova presidente, l’avvocato Cristina Magnani. Soltanto a Bologna, dal primo gennaio al 31 ottobre, sono stati emessi 30 ammonimenti del questore, 15 per stalking e 15 per maltrattamenti, a seguito degli accertamenti portati avanti dall’Anticrimine, diretta dalla dottoressa Silvia Gentilini.

La divisione della polizia, nel capoluogo emiliano, ha anche avviato due istruttorie per sorveglianza speciale qualificata. Sempre a Bologna, la Casa delle donne ha diffuso i numeri della sua attività nel corso del 2020. Nella sede bolognese sono stati condotti 1.488 colloqui e 222 nella sede di Anzola (sul totale, 222 sono state le segnalazioni da parte di terzi), per un totale di 643 donne accolte. Nel 70,3% si tratta di italiane. Quanto allo stato civile, nel 31,4% si tratta di nubili; 28,7% coniugate; 23,2% conviventi; 10,3% separate; 3,8% divorziate; 0,4% vedove. Per quanto riguarda le fasce d’età 157 donne hanno tra i 18 e i 29 anni; 153 tra i 30 e i 39; 140 tra i 40 e i 49. Nel 55,3% dei casi si tratta di donne con figli. In oltre 200 casi il marito è autore delle violenze denunciate; a seguire il convivente, l’ex, un altro familiare, il fidanzato, un amico. Quarantanove le consulenze legali fornite, sfociate nel 63% dei casi in cause civili. "Le chiamate hanno progressivamente ripreso a salire dopo il lockdown, a partire da marzo – spiegano dalla Casa delle donne di Bologna –. Rispetto agli anni scorsi, nei mesi estivi gli accessi sono stati in numero maggiore. Di fatto, le donne vittime di violenze hanno ricominciato a chiamare appena le riaperture hanno consentito maggiore margine di movimento". A livello regionale, sono arrivate 1.151 telefonate al numero verde antiviolenza 1522 tra marzo-ottobre 2020, quasi il 70% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E una forte crescita anche dei primi contatti: da 289 registrati nel periodo marzo-giugno 2019 a 683 nel medesimo periodo del 2020 (+394). La Regione, per rispondere a questa ‘pandemia sociale’ ha stanziato 4,7 milioni.