"Ma quali manager, il preside è un’altra cosa"

A casa di Samuele Giombi, dirigente del Nolfi. "Lavoro sulla formazione dei ragazzi. I miei riferimenti? Leopardi e San Francesco"

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di Silvano Clappis

Samuele Giombi, fanese, 59 anni, sposato con Lucia, tre figli (uno a Milano, l’altro a Helsinki, il terzo studente a Urbino), è personaggio noto. Laureatosi a Bologna in Lettere classiche, fa parte della redazione di "Studia Picena", del comitato scientifico di "Nuovi Studi Fanesi", è socio della Deputazione di storia patria per le Marche, dell’Istituto per la storia del Risorgimento, membro della Commissione cultura della Fondazione Carifano, vicepresidente del Centro Studi Vitruviani. Nel 2011 ha ricevuto il premio Frontino Montefeltro 2011. Giornalista pubblicista, Samuele Giombi dal 2007 è dirigente scolastico e oggi guida il liceo Nolfi-Apolloni di Fano, dopo aver insegnato al liceo Nolfi, diretto l’Itc Battisti, il liceo Torelli e l’Iis Raffaello di Urbino.

Preside Giombi, partiamo dalla casa nel quartiere Poderino

"È quella dove ha vissuto mia moglie con i suoi genitori per tanti anni. Un appartamento molto comodo, si va in centro in 10 minuti a piedi. Quando i tre figli vivevano in casa pensavamo di cambiare per ragioni di spazio, poi però, mentre cercavamo alternative i figli nel frattempo sono cresciuti e non c’è stato più bisogno di cambiare".

Cosa l’ha spinta a dedicarsi al mondo della scuola?

"Forse qualcosa mi hanno trasmesso i miei genitori. Entrambi maestri elementari, mio padre in realtà lo ha fatto per poco, mentre mia madre ha dedicato la sua vita alla scuola. Soprattutto, per me è sempre stato importante leggere, studiare, parlare delle mie letture e dei miei studi ai giovani".

Perché il passaggio alla dirigenza scolastica?

"Ho creduto che potesse essere un modo per incidere maggiormente nell’indirizzo e nella proposta culturale di una scuola, cioè nella formazione dei giovani".

Pentito dell’abbandono dell’insegnamento?

"Pentito no, anche se la fatica è tanta con crescenti incombenze e responsabilità. Cerco di interpretare questo ruolo di dirigente scolastico dando largo spazio alla dimensione culturale-formativa. Non è facile, perché oggi prevale una linea di tipo gestionale-amministrativo. Ma ci provo".

In che modo?

"Con iniziative culturali o formative per docenti e studenti; come le Olimpiadi della cultura classica. Nei nove anni al Torelli e nei due al Raffaello di Urbino, abbiamo fatto conferenze e una rivista. Il Covid non ha aiutato; oggi al Nolfi si è aggiunta la difficoltà di avere più sedi per problemi di edilizia scolastica, ma non ci perdiamo d’animo".

Il suo impegno pubblico è soprattutto nel settore culturale

"Sì, è vero. In realtà non ho neppure abbandonato l’insegnamento. Nell’ambito della letteratura latina medievale e umanistica mi ero occupato di umanisti italiani interessati a questioni religiose ed anche sospetti di eresia. Così dalla filologia sono passato alla storia e in particolare a quella del cristianesimo, acquisendo l’abilitazione scientifica nazionale come professore associato. Ho tenuto corsi all’Università di Macerata. Oggi ho un contratto all’ateneo di Urbino".

Qualche titolo fra i suoi studi e pubblicazioni?

"Fra le monografie: Libri e pulpiti. Letteratura e storia religiosa nel Rinascimento (Carocci, 2001); Un ecclesiastico tridentino: Marcello Cervini , 1501-1555 (Edizioni di Studia Picena, 2010); Riformare la Chiesa: percorsi storici, Aracne, 2017. Ho curato il volume La sorgente e il roveto: la Bibbia per il XXI secolo fra storia religiosa e scrittura letteraria (Vecchiarelli ed., 2000), nonché l’edizione dei sinodi diocesani di Benedetto XV (Herder, 2002). Poi diversi saggi in riviste e atti di convegni".

Chi considera i suoi maestri?

"Tra quelli conosciuti: Ezio Raimondi, Alfonso Traina, Ivano Dionigi per la formazione filologico-letteraria; Paolo Prodi e Adriano Prosperi per quella storica. Poi i maestri ’ideali’: Erasmo da Rotterdam, Benedetto Croce, Aldo Moro".

L’impegno per Fano invece…

"Ieri la Fondazione Teatro o la ’Cattedra dei non credenti’ (insieme ad Irene Cavalli, a don Vincenzo Solazzi, a Paolo Bonetti), all’insegna dell’idea che la vera frontiera non passi fra credenti e non credenti ma fra pensanti e non pensanti. Oggi la commissione cultura della Fondazione Carifano".

Hobby?

"Lettura di romanzi, escursioni in montagna. E il calcio: da quando col mio amico compianto Corrado Cardelli andavo allo stadio come suo collaboratore per Radio Esmeralda non ho cessato di seguire l’Alma".

Luoghi del cuore?

"Almeno due: Assisi e Recanati. Ogni anno sento il bisogno di andarci. Francesco d’Assisi e Giacomo Leopardi rappresentano due ’anime’ che avverto dentro di me e che corrispondono a due dimensioni che convivono: la valenza rivoluzionaria del cristianesimo, i valori permanenti della cultura classica".