Fano, rapina per una saponetta da 2 euro. Ora il supermarket ne rivuole 15 mila

A giudizio una donna di 30 anni di Lucrezia, ma lei si difende: "Non sono stata io, avete sbagliato persona"

Rapina per una saponetta da due euro

Rapina per una saponetta da due euro

Lucrezia (Fano), 2 giugno 2021 - Una saponetta da 1 euro e 79 centesimi che le è costato il rinvio a giudizio per rapina. Ma potrebbe costarle anche più caro: oltre alla condanna al carcere potrebbe dover pagare anche 15mila euro di risarcimento danni al supermercato, presunta vittima del reato. A finire a processo ieri con l’accusa di essersi impossessata di una saponetta arraffata dagli scaffali di un supermercato di Lucrezia è una donna di 30 anni del posto. Il gup Giacomo Gasparini l’ha rinviata a giudizio per rapina impropria per aver cercato di tenersi stretto il suo bottino con minacce alla dipendente del supermercato che l’avrebbe scoperta. "Infame, quattr’occhi, te la faccio pagare" avrebbe urlato l’imputata alla vigilante. Immediata è scattata la denuncia da parte del titolare del supermercato. E per la 30enne (difesa dall’avvocato Antonella Antoniello) si sono spalancate ora le porte del Tribunale. Ieri, il supermercato si è costituito parte civile chiedendo 15mila euro a titolo di risarcimento danni patrimoniali e morali. "E’ una questione di principio, non tanto per il valore del bene sottratto" ha fatto presente in aula il difensore del negozio.

La vicenda risale a novembre 2019. Secondo quanto ricostruito dalla procura, la presunta rapinatrice si presenta al supermercato di Lucrezia in compagnia della sorella. Le due sarebbero già tenute d’occhio dalla vigilaanza dell’esercizio commerciale perchè sospettate di aver sottratto della merce in altre occasioni. A un certo punto, la 30enne sarebbe stata notatamentre armeggiava con fare sospetto vicino a uno scaffale. Parte il controllo della vigilanza del supermercato. Le trovano quella saponetta dal prezzo di un euro e 79 centesimi. La donna, secondo il capo di imputazione, tenta di trattenerla minacciando la dipendente del negozio. E per l’accusa, a quel punto, scatta il reato di rapina impropria.  

Un’accusa che l’imputata respinge con forza. "La mia assistita non ha commesso alcuna rapina - spiega l’avvocato Antoniello - questa volta hanno proprio sbagliato persona". Quel giorno c’era anche la sorella dell’imputata. La quale all’inizio delle indagini era stata messa nel mirino della procura come "palo". Ma poi la sua posizione è sparita dalle carte che hanno portato al processo l’altra.  

Il giudizio entrerà nel vivo alla prossima udienza, messa in agneda per il 10 settembre. Saranno ascoltati i titolari del supmercato e la dipendente che avrebbe scoperto la 30enne mentre si impossessava della saponetta. E che sarebbe poi diventata il bersaglio delle minacce della donna.