Coronavirus Fermo, violenze nascoste dall’isolamento

Laura Gaspari: "Restando tutti a casa le donne fanno più fatica a denunciare: ecco i numeri a cui rivolgersi"

Laura Gaspari, coordinatrice dei centri anti violenza delle Marche

Laura Gaspari, coordinatrice dei centri anti violenza delle Marche

Fermo, 5 aprile 2020 - Non si può uscire di casa, ma si può uscire dalla violenza. Si riassume così l’appello dei centri antiviolenza, che tornano a ribadire impegno istituzionale e presenza – oggi più che mai – a sostegno delle vittime di violenza di genere. "La quarantena avviata nella seconda settimana di marzo e prevista fino ad oltre Pasqua – spiega Laura Gaspari, referente dell’area ‘violenza di genere’ per la cooperativa On the Road e coordinatrice di tutti i centri antiviolenza provinciali delle Marche – aggrava il rischio di subire violenza domestica di molte donne che vivono in condizioni di maltrattamenti fisici o psicologici".

A conferma delle parole della Gaspari, ci sono i numeri. Il centro antiviolenza della provincia di Fermo, dal primo gennaio alla prima settimana di marzo (prima dell’inizio della quarantena), ha accolto sette nuovi accessi. Dalla seconda settimana del mese scorso ad oggi, si è registrato un solo caso di richiesta di aiuto. "Negli ultimi due anni – spiega Gaspari – i centri antiviolenza delle province di Ascoli e Fermo, hanno seguito circa 70 casi annuali di donne vittime di violenza. La presenza capillare sul territorio ha portato ad aiutare un grande numero di donne in difficoltà, grazie all’impegno volto a costruire una solida rete di fiducia reciproca tra le vittime e le istituzioni".

"L’attuale crollo delle richieste di aiuto rivolte al centro di Fermo - dice ancora Gaspari - rispecchia il drastico e allarmante andamento nazionale. Il dato fermano, infatti, va letto nella grave complessità della situazione attuale, in quanto l’isolamento sociale che tutti siamo chiamati a rispettare, preclude alla vittima di violenza la libertà di contattare i centri o recarsi nelle sedi opportune. Vivere 24 ore al giorno con il proprio maltrattatore può causare picchi di espressioni di violenza che dobbiamo evitare".

A tale scopo i centri antiviolenza hanno rivisto le modalità di lavoro, adeguandole alle normative vigenti volte al contrasto del contagio epidemico, affinché ogni donna che subisce violenza, non si senta sola. "L’attività dei centri non si è mai interrotta. – conclude Laura Gaspari – Sono attive l’accoglienza telefonica, la consulenza professionale di psicologi ed avvocati, così come la rete di relazioni con le forze dell’ordine ed ambiti sociali del territorio". Oltre al numero nazionale per l’emergenza antiviolenza (1522) sono stati attivati numeri di cellulari per le richieste di aiuto. (Fermo: 346/2124039, Ascoli Piceno: 370/3748053). © RIPRODUZIONE RISERVATA