L’impresa del maestro Corradetti: "Una pietra d’inciampo per mio padre"

Domani la cerimonia a Montottone per ricordare il prigioniero dei campi di concentramento: "Una lotta per la mia famiglia ma anche per le nuove generazioni: non bisogna dimenticare"

Migration

Sarà installata domani alle 11,30 in via Vittorio Emanuele II al civico n. 6 di Montottone, la ‘Pietra d’inciampo’ intitolata a Mario Corradetti, fatto prigioniero dalla Luftwaffe a Larissa (Grecia), e deportato in vari campi di concentramento nazisti in Germania tra cui Sandbostel e Wietzendorf fino al settembre 1945. Alcuni mesi fa il Maestro Rossano Corradetti, musicista e compositore originario di Montottone, figlio di Mario, aveva annunciato il suo intento, tanto che al costo di 130 euro aveva prenotato dall’artista tedesco Gunter Demnig la famosa pietra d’inciampo con l’intento di posizionarla di fronte all’abitazione della sua famiglia per farsi portavoce di una campagna in difesa dei valori civili e umani. "Avevo ricevuto la conferma dalla mia richiesta dal maestro Demnig a settembre – racconta Rossano Corradetti – il primo dicembre mi è stata consegnata a casa. Per me è stata una grande emozione tenere in mano questa pietra, in pochi istanti si sono affollati nella mia mente tanti ricordi, i racconti di mio padre le enormi difficoltà e le privazioni a cui è stato costretto. Riuscire ad installare questa pietra è stata una battaglia personale, ma onestamente quando ho comunicato le mie intenzioni al sindaco Giovanni Carelli, ho trovato subito collaborazione. Questa mattina (ieri ndr), ho portato la ‘Pietra d’inciampo’ presso l’Ufficio tecnico del Comune, che ha provveduto al protocollo e all’istallazione". Alla cerimonia parteciperanno oltre al sindaco Giovanni Carelli, al Maestro Rossano Corradetti, ci saranno autorità civili e militari. "Quella di giovedì per me sarà una giornata speciale – conclude Corradetti – il completamento di un percorso e l’inizio di uno nuovo. Spesso sono invitato nelle scuole a spiegare i fatti che sono accaduti dopo l’8 settembre, ho sempre notato nei giovani grande attenzione. E’ molto importante mantenere vivo il ricordo di questi fatti nelle future generazioni. In particolare una volta mi sono commosso. Un bambino mi chiese cosa avessi provato io da piccolo nei confronti di mio padre. Certo da bambino avrei voluto averlo vicino a me, ma mio padre quando pronunci il suo ‘No’ alla Wehrmacht sapeva a cosa andava incontro, immaginava le privazioni che avrebbe subito. Anche anni dopo la liberazioni spesso si svegliava nel cuore della notte impaurito, perché ricordava i fatti della guerra i bombardamenti, e mi sento orgoglioso di quel suo no".

Alessio Carassai