Calzature, rischio boom di licenziamenti

Le associazioni di categoria lanciano l’allarme: "Anche con la proroga della cassa integrazione il problema sarà solo rinviato"

Valentino Fenni, presidente della sezione calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico

Valentino Fenni, presidente della sezione calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico

Fermo, 23 luglio 2020 - Mentre le aziende si affannano per cercare di onorare le scadenze per il pagamento dei numerosi balzelli (per i quali non c’è stata alcuna proroga tant’è che sono numerose le imprese che potrebbero decidere di non pagare, non avendo liquidità sufficiente), si profila all’orizzonte la mannaia dei licenziamenti.

In questi giorni, il Governo sta ragionando (e gli eventuali provvedimenti saranno inseriti nel decreto annunciato per il 17 agosto) sulla possibilità di concedere alle aziende altre 15 o 18 settimane di Cassa integrazione (per arrivare fino a dicembre), con contestuale blocco dei licenziamenti. Tra i calzaturieri, tuttavia, c’è la consapevolezza che scelte difficili come quelle di licenziare dipendenti, rischiano soltanto di essere rinviate.  

"Sono stati trovati soldi per monopattini e biciclette che servono per andare a spasso, e poi non si danno risposte ad aziende che cercano di creare, e mantenere, i posti di lavoro" dice Valentino Fenni, presidente della sezione calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico, sottolineando la situazione paradossale in cui le imprese si stanno barcamenando.

"Non ci si rende conto dell’emergenza sociale che avremo a settembre. Posto che non è giusto tagliare i dipendenti, né per loro, né per le imprese, e che queste non sono decisioni che si prendono a cuor leggero – afferma ancora Fenni – il blocco dei licenziamenti che dovrebbe scadere a fine agosto o nei primi giorni di settembre (qualche mese più in là se viene prorogata la Cig, ndr), resta l’unico sistema rimasto per abbassare i costi. Ed è inutile che continuino a dire che la Cassa integrazione è stata pagata: ci sono operai che stanno ancora aspettando quella di aprile e sono i datori di lavoro che la anticipano".

Ci sono aziende che stanno pensando di gettare la spugna e chiudere? "Secondo me, ci saranno molte ristrutturazioni, chiamiamole così – risponde Fenni – e allungare la Cig non è una soluzione, è un palliativo".  

"Aziende che decidono di chiudere? Ce ne sono, eccome. C’è chi decide di reindebitarsi, ma non per investire, innovare, cercare nuovi mercati, quanto per tenersi in piedi. C’è anche chi non vuole correre rischi – spiega Paolo Silenzi, presidente provinciale della Cna Fermo – così come c’è chi, non riuscendo a dare sostenibilità alla propria impresa, decide di chiudere, a prescindere. E ci sono casi di imprese più importanti che, nonostante stiano reggendo il colpo, qualora perdurasse questa incertezza per un altro paio di stagioni, potrebbero chiudere, ritenendo non conveniente restare in attività. Se non ci sarà un prolungamento dei termini per i licenziamenti, da settembre, qui sarà una Caporetto".  

Parla di uno "stillicidio annunciato" il segretario provinciale di Confartigianato, Lorenzo Totò. "Non appena saranno possibili i licenziamenti, sarà un dramma. Sono molte le aziende che stanno aspettando questi ‘via libera’, consapevoli che la situazione non potrà ripartire prima di febbraio o marzo. Stavolta gli artigiani si sentono soli ed hanno paura. L’annunciato aiuto per la crisi non c’è stato". E ci sono già imprenditori che hanno pronto l’elenco dei lavoratori da mandare a casa, "perché – dice qualcuno di loro –, per quanto difficile e amaro, ad oggi questo è l’unico modo per abbattere i costi di un’azienda e riuscire a mandarla avanti".