"Calzaturificio Toolk, 80 dipendenti a rischio licenziamento"

Le lettere arrivate in concomitanza con l’udienza pre fallimentare

Ottanta dipendenti del calzaturificio Toolk rischiano il licenziamento

Ottanta dipendenti del calzaturificio Toolk rischiano il licenziamento

Fermo, 14 agosto 2020 - Lettere di licenziamento stanno arrivando agli 80 dipendenti ancora in forza al calzaturificio Toolk, in concomitanza con l’udienza pre–fallimentare, fissata per ieri, al Tribunale di Fermo. «Un fatto di gravità assoluta» tuonano Luca Silenzi (Cgil), Cristiano Fiori, Piero Francia e Francesco Interlenghi (Cisl) e Daniele De Angelis (Uil) durante il sit-in di protesta organizzato ieri, davanti allo stabilimento di Campiglione, presente una nutrita rappresentanza di lavoratori, a dir poco preoccupata per il futuro. 

«Si tratta di una ‘bizzarra’ lettera di licenziamento con cessazione del rapporto di lavoro a far data dal 7 agosto, per chiusura attività. Un precedente gravissimo». Perché? «Le aziende che cessano l’attività, qualora debbano licenziare dai 5 dipendenti in su, devono inviare una comunicazione preventiva ai sindacati che hanno l’obbligo di rispondere entro una settimana, dopodiché inizia il confronto». Tutti passaggi normativi, secondo i sindacalisti, saltati a piè pari dalla Toolk. Che l’azienda non stesse navigando in buone acque si sapeva: dal febbraio 2019 è scattata la solidarietà «gestita in maniera discutibile, ma pensavamo fosse propedeutica a un riassetto dell’azienda. Non è stato così» commentano i sindacalisti. Qualche settimana fa c’era stato l’assedio, davanti alla sede di Monte Urano, dei creditori cinesi che reclamavano di essere pagati. Adesso, queste lettere di licenziamento che gettano 80 famiglie in un limbo riguardo l’accesso al sostegno al reddito.

«E’ un colpo basso. Non è un caso, secondo noi - proseguono i sindacalisti -, che lettere di quel tenore siano state inviate nella settimana di Ferragosto e appena prima dell’udienza fallimentare: hanno messo i lavoratori in una condizione di panico. A queste condizioni, le domande di disoccupazione saranno rigettate. Ci sono lavoratori che stanno aspettando le retribuzioni di giugno e luglio e l’erogazione della Cig Covid. Adesso rischiano anche l’accesso alla Naspi: la domanda va presentata entro una settimana dal licenziamento ma adesso gli uffici sono chiusi».

Anche per i sindacati pare sia complicato farsi ascoltare visto che, nel giro di quattro, cinque mesi, sono cambiati consulenti, commercialisti, avvocati, Cgil, Cisl e Uil dicono di non trovare un referente chiaro con cui confrontarsi. Cosa chiedono le organizzazioni sindacali? «Innanzitutto, il ritiro del licenziamento e poi che si palesi l’artefice di queste lettere, che intervengano Inps, Tribunale, Ispettorato e che veniamo messi nelle condizioni di avere e dare una risposta chiara».

L’iter che i sindacati pensavano di seguire prevedeva di rapportarsi con il curatore fallimentare che sarebbe stato nominato dopo l’udienza di ieri, di far accedere i lavoratori agli ammortizzatori Covid per dare loro un po’ di respiro, in attesa di sviluppi concertati. «Stiamo parlando di un’attività che ha lavorato per brand importanti – concludono - che ha avuto grossi problemi con uno di loro, ma che ha sempre potuto contare su manodopera qualificata e giovane (35 anni l’età media). Un patrimonio che rischiamo di perdere».