Coronavirus, i calzaturieri di Fermo. "Ancora ordini dalla Cina, possiamo resistere"

Vendite in calo, ma arrivano anche segnali incoraggianti. Difficoltà per chi ha aziende in loco

Calzaturificio in una foto d'archivio Garavaglia

Calzaturificio in una foto d'archivio Garavaglia

Fermo, 5 febbraio 2020 - "Il 40% dei prodotti del lusso viene venduto in Cina e il Coronavirus per le griffes, o per chi lavora per i brand, comporterà ripercussioni importanti sugli acquisti": partono da questo assunto gli imprenditori calzaturieri Enrico Ciccola (Romit) e Graziano Mazza (Premiata) di Montegranaro, che con il mercato cinese ci lavorano.

Il discorso è semplice: "Per i cittadini chiusi in casa, impossibilitati anche ad andare a lavorare, lo shopping non è una priorità, per cui i negozi e le vendite calano sensibilmente". Il calzaturificio Romit lavora per le griffes e "nei giorni scorsi, abbiamo inviato dei campioni in Cina. Ce li hanno chiesti gli operatori cinesi. Quelli con cui lavoriamo noi, mostrano una certa fiducia sui futuri sviluppi della situazione.

Potrebbe essere un segnale beneaugurante per i marchi per cui lavoriamo. Vediamo un po’" afferma Ciccola che, intanto, si prepara a partecipare al Micam (dal 16 al 19 febbraio, quartiere fieristico Rho, a Milano), con tutti i timori e le preoccupazioni che stavolta comporta: "Sosteniamo grosse spese, ci esponiamo a rischi per la salute, e siamo consapevoli che i buyer saranno meno del solito, perché non potranno partire o perché impauriti".

Ma il Micam s’ha da fare e quindi Ciccola lancia una proposta-provocazione: "Ritengo indispensabile, solo per questa volta, un forte intervento pubblico a sostegno delle aziende che vanno in fiera. Tutte le spese sostenute dovrebbero essere rimborsate. Assocalzaturifici, Camera di commercio, Regione dovrebbero trovare un sistema".

Per Graziano Mazza "il Coronavirus ha influito sulle vendite e sul nostro fatturato, anche se non so ancora in che percentuale. Le fabbriche cinesi sono ferme, nonostante siano finiti i festeggiamenti per il Capodanno. E fino al 10 febbraio, a meno di altre proroghe, c’è il divieto di uscire e muoversi liberamente". L’amministratore delegato di Premiata riconosce che "c’è una certa fobia intorno a questo virus. C’è tanta confusione e non si sa più a chi credere".

Il calo delle vendite, "nel nostro distretto, riguarda pochissime aziende. I cinesi non ci hanno mai comprato. Piuttosto registrano i nostri marchi, come è accaduto a me. Quel mercato rappresentava una buona parte di fatturato, adesso siamo intorno al 4-5%".

Mazza produce in Vietnam, ma acquista i fondi da un’azienda italiana che li fa fare in Cina: "Credo che, per loro sì, questa situazione sia un problema visto che, fino al 10 febbraio (a meno di altre proroghe), le fabbriche resteranno chiuse". Infine: "mi dicono che, in questi giorni, alcuni clienti ad Hong Kong – conclude Mazza - stanno facendo gli ordini. Voglio credere che sia così".