"Bimbo morto, il bagnino l’avrebbe salvato"

Duello di perizie sulla tragedia in piscina. Secondo la parte lesa c’era tempo per intervenire. Il consulente del pm: "Annegato in tre minuti"

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di Federico Malavasi

La relazione medico legale sulla morte del piccolo Maxsimiliano Grandi, annegato a quattro anni nella piscina degli adulti dell’agriturismo Ca’ Laura di Bosco Mesola, ha dato il via a un ‘duello’ tra consulenti. Il disaccordo tra gli esperti nominati dalle parti ruota intorno al tempo intercorso tra la caduta del bimbo in acqua e il momento del decesso, fatto per il quale sono indagati la madre, Veronica Romanelli, e il titolare della struttura, Gabriele Mantovani. Un arco temporale molto breve per la procura. Ben più lungo, invece, e quindi tale da consentire i soccorsi qualora ci fosse stato un bagnino, secondo l’esperto interpellato dall’avvocato Gian Luigi Pieraccini, difensore del padre del piccino.

La consulenza. Secondo Raffaella Marino, consulente della procura, la morte del bambino è riconducibile ad "annegamento" e sarebbe sopraggiunta nel giro di pochi minuti dall’immersione. "Tre", per essere esatti. Insomma, secondo la relazione del medico legale sarebbe da "escludere" una "permanenza prolungata" del corpo in acqua. Non solo. Anche ipotizzando una "tempistica differente" per la messa in atto di manovre di salvataggio, "non si ritiene possibile escludere" l’evoluzione infausta.

Dubbi. Il consulente incaricato dal difensore del padre di Maxsimiliano ha invece formulato alcune osservazioni che contestano i risultati degli accertamenti del tecnico della procura. Le due relazioni divergono in particolare sui tempi del decesso. O meglio, sull’arco temporale ritenuto necessario per rendere la situazione irrecuperabile. Secondo il medico legale Matteo Tudini, il lasso di tre minuti sarebbe "eccessivamente breve" per il sopraggiungere di "fenomeni irreversibili" tali da provocare la morte. Nelle sue osservazioni, Tudini ‘allunga’ di diversi minuti il punto di non ritorno. Analizzando tutte le variabili ambientali, anagrafiche e fisiche, il medico arriva a fissare in almeno "tredici minuti" il limite temporale oltre il quale si sarebbero instaurate "lesioni irreversibili". Insomma, le possibilità di sopravvivenza concrete "sono comprese tra undici e tredici minuti". Tutto questo per arrivare a una sola conclusione: un intervento tempestivo da parte di personale di bordo piscina avrebbe potuto "quantomeno aumentare le probabilità di sopravvivenza del piccolo Maxsimiliano, se non addirittura prevenire la caduta in piscina". In estrema sintesi, chiude Tudini, "la presenza di un bagnino avrebbe evitato in termini di pressoché certezza il decesso, sia prevenendo la caduta, sia, avendo a disposizione almeno dieci minuti", attuando i soccorsi in tempi più brevi. "In presenza di un bagnino – commenta l’avvocato Pieraccini – Maxsimiliano non si sarebbe nemmeno avvicinato alla piscina degli adulti. Resta poi un altro nodo: sono perplesso dal fatto di avere scritto all’assicurazione ormai un mese fa e di non aver ancora avuto alcuna risposta".

Difesa. Non sono invece ancora state depositate le conclusioni del consulente della difesa del titolare dell’agriturismo, che ha incaricato Francesco Maria Avato. È verosimile che anche quest’ultima relazione si soffermi sul nodo del tempo, disquisendo in particolare sull’inevitabilità dell’evento. "Dalla consulenza del pm – commenta l’avvocato Mirca Ferrari, difensore di Mantovani – emerge che tutto quello che si poteva fare è stato fatto". Il legale conclude poi precisando di essersi già mossa per "attivare l’assicurazione".