Cugini uccisi, focus sui movimenti di padre e figlio

Dopo le accuse di duplice omicidio gli indagati dovranno ricostruire gli spostamenti delle domenica in cui i Benazzi sono stati ammazzati

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di Cristina Rufini

E’ sicuramente un momento cruciale nelle indagini sul duplice omicidio di Rero, costato la vita ai cugini Riccardo e Dario Benazzi, di 64 e 70 anni. Dopo la prima svolta nell’inchiesta, con l’iscrizione nel registro degli indagati di Filippo e Manuel Mazzoni, padre e figlio di 49 e 20 anni, accusati di concorso in omicidio e distruzione di cadavere, ora si attendono i riscontri scientifici alle ipotesi di accusa. Il legale che assiste entrambi gli indagati, Stefano Marangoni, impegnato nel costruire la linea difensiva dei suoi assistiti, non intende al momento rilasciare dichiarazioni. Ma un passaggio fondamentale sarà il 3 giugno prossimo quando ci sarà l’ accertamento tecnico irripetibile nei laboratori del Ris di Parma, di natura chimica. Per questo appuntamento, la difesa potrebbe anche presentare la riserva di incidente probatorio con lo scopo di veder nominato un perito del Tribunale. Ma si tratta, appunto, per ora, di ipotesi.

L’arma. Fondamentali saranno i riscontri sui quattro fucili sequestrati nel corso della perquisizione di lunedì da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo di Ferrara, che il 49enne deteneva regolarmente, pur avendo la licenza di caccia scaduta. In particolare sul calibro 12, fin da subito dopo il duplice delitto, ritenuto il calibro più ’vicino’ ai residui di cartucce trovate nei cadaveri dei cugini. Gli inquirenti andranno alla ricerca di possibili tracce dell’assassino nelle due borre recuperate nel campo dove si è consumato l’efferato omicidio.

Il movente. Dopo quasi tre mesi di indagini serrate e di sopralluoghi sui luoghi del delitto, di ascolto delle personse informate sui fatti – tra le quali nei giorni successivi all’omicidio ci furono anche padre e figlio ora indagati, considerando che il podere in cui vivono confina con il terreno dove Riccardo e Dario sono stati uccisi, vicino al prototipo di impianto eolico – di intercettazioni in mano agli inquirenti, il movente resta ancora un mistero. Il più ’accreditato’ è un litigio più acceso di altri poi finito nel sangue. Discussioni tra i due cugini, Riccardo soprattutto, e il Mazzoni padre pare ci fossero state in passato, soprattutto per le sue frequenti visite in quel terreno ora all’asta, che disturbavano l’artigiano che aveva casolare e terreno in comodato d’uso gratuito, ma che con la messa all’asta avrebbe dovuto lasciarli liberi, tanto che padre e figlio stavano per trasferirsi, pare, in una casa al mare. Liti che si erano acuite, un po’ di tempo fa, quando Riccardo Benazzi con l’auto recandosi in quel terreno investì con l’auto una delle oche di Mazzoni. Futili motivi comunque.

L’alibi. Dal momento dell’iscrizione nel registro degli indagati, fondamentale sarà per padre e figlio ricostruire gli spostamenti di quella domenica 28 febbraio, nell’arco di tutta la giornata considerando che l’uccisione è avvenuta molte ore prima del ritrovamento, se non addirittura la mattina. Spiegare agli inquirenti in un eventuale interrogatorio dove si trovavano e che cosa hanno fatto, sarà fondamentale, così come dimostrarlo. Pare che abbiano sostenuto di essere stati al mare. Ma in quale parte della giornata e per quanto tempo? E c’è qualcosa che può testimoniarlo?