Cugini uccisi, prelievi di Dna sulle figlie

Il materiale genetico servirà all’esperto per compararlo con il sangue trovato nel campo di Rero e con quello delle vittime

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di Federico Malavasi

Le figlie di Riccardo e Dario Benazzi, i cugini di 64 e 70 anni uccisi a fucilate e bruciati a Rero, dovranno sottoporsi a un prelievo di Dna. A chiederlo è il genetista Matteo Fabbri, incaricato dal pubblico ministero Lisa Busato a svolgere accertamenti sui corpi delle vittime e sul materiale organico repertato nel campo in cui si è verificato il duplice omicidio. Le figlie dei Benazzi (quattro in tutto, assistite dagli avvocati Denis Lovison e Massimiliano Sitta) dovranno quindi presentarsi martedì al laboratorio di genetica forense della Medicina legale per un tampone salivare. Il materiale genetico raccolto servirà al consulente per completare con la massima precisione possibile i raffronti e gli accertamenti chiesti dalla procura.

Comparando il materiale genetico estratto dai corpi con quello acquisito dai familiari sarà finalmente possibile ottenere un’identificazione incontrovertibile (finora risultata impossibile, anche se i dubbi erano praticamente nulli) dei resti carbonizzati. Fabbri dovrà poi verificare se il sangue trovato nel campo di Rero sia umano e appartenga effettivamente ai due cugini. In ultima istanza, dovrà isolare e analizzare eventuali tracce biologiche sugli oggetti raccolti sui luoghi dell’uccisione e del ritrovamento dei corpi carbonizzati, quest’ultimo a ottocento metri di distanza dal punto in cui Riccardo e Dario sono stati ammazzati. Si tratta di operazioni delicate, per le quali il consulente si è preso sessanta giorni.

Nel frattempo, al fianco delle indagini tecniche, prosegue anche l’attività investigativa ‘tradizionale’. L’altro ieri i carabinieri del Reparto operativo, insieme ai colleghi del Nucleo operativo di Copparo, sono tornati nel campo del duplice omicidio per un nuovo e approfondito sopralluogo. Prima si sono concentrati sul luogo del delitto, dragando il canale che vi scorre a fianco e battendo l’area con un metal detector. I militari si sono soffermati soprattutto intorno ai resti di un traliccio dell’impianto eolico del quale Riccardo Benazzi era stato coinventore, prima di essere estromesso dalla società. Poi si sono spostati dietro al cimitero di Rero, zona in cui è stata trovata la macchina incendiata con i due cugini a bordo. Dagli elementi raccolti potrebbero emergere nuovi indizi per gettare luce sui punti oscuri di un orrore ancora senza responsabili.