
Silvia Bozzato direttrice, Luca Deserti event manager, Martina Guizzardi e Massimiliano Urbinati presidente della Strada dei vini e dei sapori
La prima linea per difendersi dall’incubo dei dazi passa dai prodotti DOP, IGP, dai profumi della tradizione. Dall’aglio di Voghiera alla salamina, la forza di un territorio che conquista mercati e che, nonostante la paura che il salto dei prezzi finisca per essere un freno, si arricchisce di anno in anno. Il paniere della tradizione made in Fe conta oltre 15 specialità – c’è un registro regionale, si chiama Pat (prodotti agroalimentari tradizionali ) – tra queste il salame all’aglio, la ciambella, l’anguilla di Comacchio. Tra le new entry la zucca violina, mentre avanza l’iter per fare del pomodoro del Mezzano una griffe. Ieri Stati Uniti e Giappone hanno siglato un accordo che taglia dal 25 al 15% le tariffe decise da Trump contro il principale alleato asiatico degli Usa. Dopo mesi di negoziati, un po’ di sereno. Ma in questo quadro così variabile i prodotti a chilometro zero restano un’ancora per aziende e famiglie.
Dietro le quinte persone che per mestiere lavorano per trasformare i frutti dei campi e del mare in marchi, identità. Tra questi Silvia Bozzato, direttrice dell’associazione Strada dei vini e dei sapori, e il presidente Massimiliano Urbinati. Spiega: "Promuovere i prodotti, una ricchezza, un segno dell’identità europea. Per ottenere il riconoscimento Pat è necessario che vengono realizzati secondo le regole della tradizione da almeno 25 anni. Noi abbiamo un’equipe che fa un lavoro di ricerca storica, ne studia le caratteristiche per arrivare a coronare l’iter. Adesso stiamo lavorando per il riconoscimento del pomodoro vallivo, quello della zona del Mezzano, di Ostellato. E’ chiaro che questi riconoscimenti oltre a garantire la qualità, la tracciabilità, sono una barriera contro i dazi. Anche se a volte non hanno un mercato estero, i dazi finiscono per pesare, nella girandola dei prezzi. Il marchio è un punto fermo nell’incertezza, nelle oscillazioni dei mercati". Nicola Martini è direttore commerciale di Due Valli Srl, amministratore delegato Nino Rocchi. Il prodotto di punta è il pomodoro, è leader in Europa per produzione di biologico. Lo stabilimento in Strada Argine Mezzano. "Bene il riconoscimento di un marchio per il pomodoro. I dazi? E’ chiaro che la preoccupazione c’è. Forniamo il prodotto a grandi marchi che esportano all’estero". L’80% dei prodotti nati a Ostellato vanno in Germania, poi Francia e Paesi del Nord Europa. Due Valli lavora per alcuni colossi. Il semilavorato da cui nascono passate e polpe arriva fino a Stati Uniti e Corea.
Ostellato, pochi chilometri c’è Portomaggiore. Qui il marchio l’hanno ottenuto già, da anni. La loro salamina è rigorosamente IGP. In una pianura che sembra essere senza orizzonte c’è l’azienda agricola Corte Migliari di Portoverrara, associata a Coldiretti. La loro salamina gigante è da guinness. "Abbiamo seguito le orme di nostro padre Eros, il nostro lavoro è un omaggio a lui, ai suoi sacrifici", dice Alberto Migliari al timone dell’azienda con il fratello Roberto. Una quarantina di suini, 800 salamine all’anno. "L’IGP, un orgoglio, il coronamento della nostra passione. Siamo gli unici con allevamento e produzione". Sono stati anche premiati.
L’oro della terra per Monia Dalla Libera è l’aglio di Voghiera, c’è lei al timone del consorzio. Il marchio DOP, l’unico nella nostra provincia, lasciapassare che ha consentito di varcato i confini per conquistare l’Europa. Lungo l’iter, ma ce l’hanno fatta. Era sindaco Neda Barbieri, presidente del consorzio dal 2012 al 2018. La pratica è cominciata nel 1996, si è chiusa nel 2010. Daniele Massarenti, una vita tra i filari dove crescono gli asparagi. Il cuore della produzione, Bosco Mesola. Anche qui, un marchio IGP. "Li produco da 50 anni, prima c’erano i miei genitori. Ogni giorno in piedi alle quattro del mattino", racconta. "Li raccogliamo noi", spiega, la manodopera che non c’è un bell’ostacolo. "Poi li portiamo per la lavorazione nella cooperativa Casa Mesola". Una bella fetta finisce in Scandinavia, in Germania. "Ne ordinano tanti", precisa. Un bel paniere, che qualcuno vorrebbe più ricco. "Anche l’anguilla di Comacchio dovrebbe diventare DOP", afferma Silvia Bozzato. L’iter è lungo, la paura è l’estinzione.