"Ecco la mia storia da vittima della tratta"

Diana Rubik presenta il libro in cui racconta la sua vicenda di abusi e rinascita: rapita a 17 anni, fu obbligata a prostituirsi in Grecia

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"Io non ho più paura. Ma vorrei aiutare chi, come me, è stata vittima della tratta. Per questo ho deciso di scrivere questo libro, ci vuole coraggio per parlarne". Così mercoledì, di fronte ad un pubblico numeroso e attento, arrivato al centro commerciale i Salici, Diana Rubik, originaria dell’Albania e residente a Bondeno, ha raccontato per la prima volta nei dettagli e pubblicamente la sua vita, presentando il libro autobiografico che segna il suo esordio letterario, ’Tacco 19. Mettetevi nelle mie scarpe’. Con lei Valentina Bordonaro, avvocato e presidente di Move, associazione per i diritti delle donne, e Lara Wielingen, pedagogista. Nelle sue parole la storia incisa nel libro. Sin da piccola ha avuto problemi con un padre severo. Poi il rapimento a soli 17 anni. L’orrore della tratta delle donne destinate alla prostituzione in Grecia, costretta sotto minaccia a prostituirsi ad Atene in una casa chiusa. Lo sfruttamento sessuale. Poi, la fuga in Italia. Con coraggio, e a costo di tremende violenze, Rubik riesce a riscattare la sua libertà. Inizia a lavorare come ballerina di lap dance: "Era per me, inizialmente oltre che l’unico modo per guadagnarmi da vivere – ha raccontato – anche un modo per curarmi da sola attraverso la bellezza e la sensualità. Gli uomini, che fino a poco prima mi avevano sfruttata, ora erano ai miei piedi".

La vita in clandestinità. Un matrimonio non andato a buon fine. E un’ amatissima figlia, ‘motore’ del riscatto e di una vita ritrovata. "Non è stato facile scrivere questo libro – ha raccontato davanti al pubblico – ma sentivo che era il momento giusto. Ripercorrere quanto vissuto è stato come riviverlo una seconda volta. Ci sono stati momenti in cui, per l’impatto con quello chock ritrovato, per settimane non riucivo a scrivere. Poi ho capito che quelle sono storie che posso finalmente raccontare da lontano. E che non sono più sola". Accanto a lei la figlia e il compagno: "Sono stati i primi a leggere la bozza – ha spiegato Diana –. Non avrei mai fatto la scelta di pubblicare un libro sulla mia vita senza il loro assenso".

"Una storia di grande coraggio, di riscatto, di capacità di superare anche le situazioni più terribili – ha detto il sindaco Simone Saletti –. Grazie a Diana e grazie per aver scelto di raccontarla, anche per aiutare chi oggi vive storie di violenze a non piegare la testa ma a denunciare".

Claudia Fortini