Inchiesta sui falsi tamponi positivi Nel mirino finiscono due farmacie

Un altro filone investigativo della procura riguarderebbe le certificazioni rilasciate sui test eseguiti. Collegamenti con le indagini sulle professioniste arrestate. Accertamenti anche sulle esenzioni

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FERRARA

Non solo vaccini fantasma con l’inoculazione di acqua invece del siero. Nel mirino degli inquirenti ci sarebbero finite anche due farmacie – chissà se legate ai due o a uno dei due medici finiti sotto inchiesta – per presunte certificazioni di falsi tamponi positivi. Eh sì, perché il Green pass, quello super, è possibile ottenerlo anche dopo la guarigione dalla positività. Quindi, andando per ordine, i militari della Guardia di finanza starebbero indagando su una serie di referti risultati positivi che poi hanno portato, dopo l’avvenuta negatività certificata, pare, anche da uno dei due medici finiti sotto inchiesta, all’ottenimento del Super green pass. E’ un secondo filone d’inchiesta, ancora agli albori, certo non meno grave del precedente. E che coinvolgerebbe alcune farmacie che si sarebbero rese disponibili a registrare falsi tamponi positivi. Viene da domandarsi se non possa essere accaduto anche il contrario: cioè se non siano state attestate pure false negatività con tutto quello che può conseguirne in termini di diffusione del virus.

Le esenzioni. Altro ambito d’inchiesta riguarderebbe i certificati che i medici di base possono rilasciare per attestare la presenza di patologie o condizioni fisiologiche del paziente che lo portano a non potersi sottoporre alla somministrazione dei vaccini. Anche tutta questa documentazione è finita sotto la lente delle fiamme gialle di Ferrara nell’ambito della stessa inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Ciro Alberto Savino (foto piccola). Esenzioni possibili anche certificando da parte di un medico un precedente episodio di choc anafilattico, come risulterebbe in un documento, datato 19 gennaio dello scorso anno, con il quale una delle due dottoresse attesta "che la signora è allergica a più sostanze farmaceutiche e che la stessa riferisce che in passato avrebbe avuto un choc anafilattico dopo la somministrazione di un vaccino...pertanto si sconsiglia qualsiasi vaccinazione". Un ambito d’ indagine questo che può portare a un aumento del numero degli indagati, anche con accuse diverse rispetto a quelle ipotizzate per le vaccinazioni fantasma. Sulle somministrazioni di acqua al posto del siero, fino a quanto emerso, ci sono molte immagini a corroborare le ipotesi di accusa. Immagini e conversazioni catturate dalle telecamere nascoste che tra gennaio e febbraio scorsi erano state installate negli studi delle due dottoresse. Riprese che mostrano, volta per volta, come avvenivano le false vaccinazioni: qualche volta veniva iniettata acqua dalle siringhe. E per esserne sicuri i pazienti se ne accertavano: "E’ vaccino?" chiede un uomo a una delle due dottoresse. "Tranquillo...è acqua" gli risponde il medico: pochi i dubbi su che cosa sia avvenuto in quel momento, così come è chiaro che dopo c’è stato il passaggio dei soldi. Spesso 20 euro, alcune volte cinquanta. L’aspetto pecuniario, in questa indagine, non è secondario. Non si tratta solo di convinzioni no-vax. I due medici, oltre a intascare i soldi dai pazienti, li prendevano per ogni singola vaccinazione dall’Ausl. Non solo, l’aumento esponenziale di pazienti arrivati alle due dottoresse, fin da aprile dello scorso anno – 848 in totale – perché migrati da altri medici ha significato anche soldi in più per ogni nuovo paziente.

Cristina Rufini