"Le nostre università prese in ostaggio da pochi mentre altrove si studia"

L'importanza della terminologia e delle parole nella politica contemporanea, con riflessioni sul loro impatto e sulle conseguenze di un uso superficiale e strumentale.

Caro Carlino,

anche la terminologia ha un suo peso e fa politica. Non voglio entrare nel merito dei fatti, ma voglio limitarmi al peso delle parole. Parole che quotidianamente esprimiamo liberamente, ma spesso non ci rendiamo conto del loro significato e delle conseguenze che possono avere, sia nella comunità che nelle persone a cui vengono indirizzate. Possono trasformarsi in arma, un’arma pericolosa se le parole sono sparate a caso. Portare anche a togliersi la vita. Il lessico ha una sua importanza, anche se oggi non diamo più il giusto valore al loro significato. Un tempo, dal solo parlare si valutava una persona e il suo sapere. Oggi siamo abituati, come asini da tastiera, a limitarci a spiare e commentare gli altri ed esprimere i nostri giudizi mettendo un “mi piace” oppure “non mi piace”, il più delle volte senza commentare o entrare nel merito delle conoscenze. In questi giorni assistiamo ad un crescendo di voci da parte di esponenti che si sono autonominati antifascisti, imprecare contro la paura di un ritorno del fascismo. Queste parole - fascismo, fascista - riecheggiano nell’aria fino alla nausea. Dal ragliare che si eleva dalle università italiane, a partire dalla Sapienza, per la difesa della Palestina, fino alle varie manifestazioni contro la libertà mancata. La storia è tutt’altro e va studiata come sempre. Il popolo palestinese ha scelto di essere governato e rappresentato da Hamas, gruppo terroristico che ha come solo scopo quello di cancellare lo stato di Israele. Nelle scuole di Hamas, la geografia studiata è senza Israele, non esiste, non è contemplato. Mentre nelle nostre università, centri sociali e gruppi anarchici le hanno prese in ostaggio, da altre parti del mondo si va a scuola e si studia. La Cina, per esempio, ci insegna, distribuisce borse di studio agli studenti e neolaureati occidentali più meritevoli, da portare ad esprimersi nelle loro università. Questo ha portato in pochi anni ad ottenere, per queste nazioni, un progresso che i paesi occidentali hanno perduto nel tempo ed ora stanno arrancando per recuperare. Dobbiamo dire che quei paesi tanto difesi e spesso adottati da una parte politica, sono poi quelli dove la libertà viene imprigionata. Chi fa ricerca e studia in queste università non è donna, perché le donne sono rinchiuse o uccise come in Iran. Anche per pregare la donna è rinchiusa. Se vogliamo un nuovo mondo, perché stanchi del vivere occidentale, questo è il vero “mondo al contrario”.

Vincenzo Aiello