Ferrara, 9 giugno 2020 - I suoi lunghi capelli non biondeggeranno più tra i corridoi del liceo Ariosto. Gli occhi azzurri come il cielo a primavera di Lea Ponara si sono chiusi per sempre nella notte tra venerdì e sabato scorsi. Un malore improvviso.
Aggiornamento Lea Ponara, al funerale un paese intero. Strazio a San Pietro in Casale
Lea aveva scelto, dopo una breve esperienza al Bachelet, di frequentare il liceo classico. "Voleva cimentarsi con il latino e con il greco. In un liceo che richiede tanto impegno. A lei piaceva mettersi in gioco". Le prime parole di una fra le sue migliori amiche, Fabiola Digiacomo, escono a fatica. Una cosa però la si capisce al volo: "Non ci sembra vero che sia successo". Lea e Fabiola erano state compagne di banco per cinque anni. Forse il lustro più importante della crescita personale di ogni ragazzo. "Nonostante gli alti e bassi che in tutti i rapporti di amicizia ci sono – dice Fabiola – siamo sempre rimaste unite, nonostante tutto".
E in quel nonostante tutto è racchiuso il senso di un rapporto che "si era rinsaldato dopo molte vicissitudini piuttosto burrascose – confessa l’amica. Lea ha avuto un problema non di piccola portata dal punto di vista alimentare. Eppure, magari con un filo di malinconia in più, è sempre rimasta sorridente". Già, il sorriso. La cornice perfetta erano gli occhi che fungevano quasi da sipario per il primo attore dello spettacolo: il sorriso. "Non l’ho mai vista senza – confessa la compagna di banco – sorrideva sempre e, anche quando stava male, non lo faceva vedere piuttosto si metteva in prima fila ad aiutare gli altri".
Sì perché, essendo la più grande del gruppo "era il nostro punto di riferimento. Quasi una sorella maggiore, anche se aveva solo un anno più di noi". Lea viveva a San Pietro in Casale assieme al padre Tommaso (imprenditore) e alla madre Rafaela Argani (ufficio orientamento di Unife). Proprio a San Pietro, domani alle 10,30 nella chiesa dei santi Pietro e Paolo, saranno celebrate le esequie funebri. Non sarà un funerale come gli altri, dice Fabiola, "Lea è come fosse ancora qui con noi. Le abbiamo preparato un mazzo di fiori, da parte di tutti i professori e di tutta la terza A". Ci tiene a specificarlo la migliore amica. Perché la classe e la sezione sono importanti e si fa fatica ad accettare che ad una manciata di giorni dalla maturità, in terza A, rimanga un banco vuoto. E’ difficile da accettare soprattutto per chi "è sempre stato accanto a lei. Come classe eravamo uniti e abbiamo sempre cercato di starle vicini". "Era una ragazza estremamente intelligente – prosegue Fabiola – e, quando si impegnava, otteneva dei buoni voti. Non riesco ancora a crederci". In questi casi, l’unica sponda di salvezza sono i bei ricordi che si conservano gelosamente quasi per fermare il tempo.
E Fabiola di Lea, ricorda soprattutto "il viaggio d’istruzione in Grecia. Era ottobre ei nostri professori ci hanno portato a vedere alcuni dei monu menti e dei luoghi più significativi della Grecia. In quei cinque giorni siamo state in simbiosi. Eravamo tornate inseparabili". E ora la prova finale. "Tornare all’Ariosto senza di lei, probabilmente, non avrà più senso. Il filo che legava la nostra amicizia è stato spezzato ingiustamente". I greci avrebbero dato la colpa ad Atropo, la moira che recide il filo della vita.