Musacci: "Abolire l’obbligo è come guardare il dito invece della luna"

Il presidente Fipe: "Troppe commissioni". Scolamacchia: "I clienti lo chiedono"

"Il problema non sono i pagamenti elettronici, ma le commissioni che i commercianti pagano alle banche. Abolire l’obbligo al Pos è come guardare il dito invece della luna". Non usa mezzi termini il delegato provinciale e vicepresidente nazionale di Fipe - Confocommercio, Matteo Musacci, nel commentare l’ipotesi del governo di abolire l’obbligo per i commercianti di accettare pagamenti elettronici inferiori ai 40 euro. Un’ipotesi che, contrariamente alle aspettative di parte del Parlamento, non sta riscuotendo molto successo tra i titolari di negozi e piccole attività. "Il vero problema è legato alle commissioni - spiega Musacci -. Non è normale che in Italia ci siano costi fissi e variabili su ogni transazione così elevati: a guadagnarci sono solo le banche e le aziende che forniscono apparecchiature e servizi tecnici". Secondo Musacci "moltissime imprese sarebbero felici di ricevere solo pagamenti elettronici, che ridurrebbero anche problemi e oneri legati alla sorveglianza e al trasporto dei contanti, ma non è giusto che questo pesi in modo consistente sul fatturato. Nella mia azienda i costi annuali per le commissioni sono pari a un contratto e mezzo di un dipendente: finchè non si interviene su quell’aspetto, ci rimette anche l’occupazione".

Concetti condivisi anche dal presidente provinciale di Confesercenti Nicola Scolamacchia, che vede le polemiche sull’utilizzo del Pos come "discorsi di lana caprina: i pagamenti elettronici sono triplicati nel corso degli ultimi anni e si diffondono a prescindere dalla volontà o dalle politiche del governo. I negozianti mettono il Pos perchè glielo chiede la clientela, e non per via di una legge. Più che sulle soglie e gli obblighi credo che bisognerebbe lavorare sugli incentivi: in Italia paghiamo commissioni altissime sulle transazioni, se fossero più basse molte attività vedrebbero con più favore i pagamenti elettronici". Altro discorso da sfatare, secondo Scolamacchia, riguarda l’evasione fiscale che si potrebbe sviluppare da un ritorno di massa al contante: "In Italia la vera evasione fiscale non è quella sugli scontrini da 30 euro, ma su operazioni milionarie che spesso passano inosservate. Se molti negozianti preferiscono il contante è soprattutto per evitare le commissioni, e non certo per fare del ‘nero’ come sostengono alcuni. Spesso guardiamo alla Germania come a un modello, ma lì non esiste alcun obbligo al Pos e i tedeschi usano il denaro contante più di noi. Per sostenere i commercianti bisogna aiutarli ad affrontare e abbassare i costi che devono sostenere: il pagamento elettronico è l’ultimo dei problemi".

r. v.