FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

Piazza Ariostea, lettera dei residenti: "Divieti, barriere, traffico e rumori: così la città è ostile per chi la abita"

Summer festival, i 57 firmatari chiedono all’amministrazione di non venire liquidati come "lamentosi" "Le difficoltà delle persone è reale così come il danno economico per le attività che non affacciano sul palco" .

Summer festival, i 57 firmatari chiedono all’amministrazione di non venire liquidati come "lamentosi" "Le difficoltà delle persone è reale così come il danno economico per le attività che non affacciano sul palco" .

Summer festival, i 57 firmatari chiedono all’amministrazione di non venire liquidati come "lamentosi" "Le difficoltà delle persone è reale così come il danno economico per le attività che non affacciano sul palco" .

Le firme sul documento che arriva in redazione al Carlino sono 57. Tutti residenti o titolari di attività commerciali che insistono in piazza Ariostea. E che chiedono di "essere ascoltati" e non "archiviati". Al centro dell’appello dei cittadini c’è "l’impatto crescente e non adeguatamente gestito del Ferrara Summer Festival". La quotidianità. "L’edizione 2025 del Festival – si legge nella lettera-appello dei residenti – non è ancora cominciata, eppure le difficoltà sono già tangibili e anticipano chiaramente la reiterazione di quanto accaduto nel 2024. Non si tratta di semplici disagi temporanei, ma di una condizione strutturale che per settimane trasforma la quotidianità in un ostacolo continuo: modifiche viabilistiche repentine e scarsamente comunicate, eliminazione di parcheggi per i residenti (già abitualmente esigui rispetto alle reali esigenze), ordinanze speciali che autorizzano un sovradimensionamento di traffico in zone a traffico limitato, deroghe agli orari del disturbo della quiete pubblica, segnaletica temporanea abbandonata in mezzo ai marciapiedi".

Misure che, nel loro insieme, a detta dei residenti "non possono che essere percepite come soprusi da chi risiede, lavora o ha attività commerciali nella zona". La quotidianità, quindi, "si trasforma in un percorso a ostacoli, e la città diventa ostile proprio per chi la abita". Le difficoltà delle persone, dicono ancora i cittadini, "sono reali, così come reale è anche il danno economico per le attività che non affacciano direttamente sul palcoscenico del festival". Insomma, un po’ come lo scorso anno, il malumore sulla kermesse musicale, o meglio su quello che in termini logistico-organizzativi comporta, esiste. Ma c’è anche un altro piano di discussione che viene introdotto dai residenti: l’impatto ambientale.

L’assunto da cui partono è contenuto nella conclusione: "A Ferrara, non dovrebbe esistere sviluppo culturale che non sia anche ecologicamente responsabile". "L’intensificazione del traffico veicolare, l’aumento dei rifiuti urbani non gestiti con sufficiente tempestività, l’inquinamento acustico protratto ben oltre il limite del ragionevole – continua la lettera – rappresentano una ferita ambientale che si somma a quella sociale. Promuovere cultura non può significare sacrificare la sostenibilità: un evento pubblico di tale portata dovrebbe farsi promotore di buone pratiche, riducendo al minimo l’impatto ecologico e tutelando il patrimonio ambientale di una città che è anche patrimonio Unesco". L’atteggiamento. "Ciò che ferisce ancora di più è l’atteggiamento con cui queste istanze vengono sistematicamente liquidate – si legge in chiusura di documento – . I cittadini critici vengono ridicolizzati, accusati di essere "contro Ferrara", etichettati come lamentosi o addirittura ostili alla cultura. Ma una città democratica non può ignorare, né tantomeno ridicolizzare chi, in modo pacato e argomentato, chiede solo che la qualità della vita non venga sacrificata in nome dell’intrattenimento e di una città "vetrina", che mostra vitalità e nasconde disagio, che celebra se stessa mentre una parte della cittadinanza si sente ignorata. Ferrara non è un palco: è una comunità da abitare ogni giorno. Chi la abita ha il diritto di essere tutelato, non silenziato. La promozione culturale non può mai giustificare la compressione dei diritti fondamentali, né il venir meno della dignità degli abitanti".