"Preparatevi, dobbiamo andare in chiesa"

Mafia nigeriana, così le donne dei Vikings trasportavano la droga dall’Olanda. Linguaggio in codice e viaggi con cadenza settimanale

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di Federico Malavasi

Uno dei tratti distintivi delle organizzazioni criminali nigeriane, a detta di molti analisti, è la presenza di donne con ruoli operativi all’interno del clan. In genere si occupano delle ragazze da avviare alla prostituzione oppure – come emerso dalle carte di Signal, l’inchiesta della polizia di Stato che ha decapitato il clan dei Vikings Arobaga fortemente radicato a Ferrara – del trasporto degli ovuli di droga. Le donne, secondo gli investigatori che hanno scavato nelle ramificazioni della ‘piovra nera’ tra Emilia e Piemonte, venivano affiliate tramite rapporti sessuali di gruppo e, una volta entrate nel ‘sistema’, assumevano l’appellativo di Belle o Queen (dall’inglese regina). Dalle pieghe dell’ordinanza del filone d’indagine emiliano spicca in particolare la figura di una ragazza destinataria di una custodia cautelare in carcere. Si tratta di Vina Ben, nigeriana di 28 anni residente a Vicenza. A lei, va chiarito, non viene contestato il reato di associazione mafiosa ma è accusata di numerose importazioni di droga.

Secondo gli investigatori, in diverse occasioni la donna sarebbe andata in Olanda per procurarsi la droga da portare in Italia (principalmente eroina e cocaina in ovuli) e destinata alle piazze di Ferrara e del Veneto. Per gli inquirenti, la giovane sarebbe "la più importante ovulatrice dell’associazione criminosa". Lavora in stretto contatto con Emmanuel Albert, detto Ratty, ritenuto il responsabile della piazza di Padova ed è fidanzata con Jonah Omon, altro membro del gruppo che orbitava anche su Ferrara. Vina Ben faceva viaggi in Olanda con cadenza quasi settimanale ed era una degli interlocutori di fiducia del ‘pastore ghanese’, figura al momento senza nome e principale canale dei Vikings per l’approvvigionamento di stupefacente. La 28enne, secondo gli inquirenti, si occupava anche della selezione e dell’apprendistato delle altre ragazze da avviare alla carriera criminale. Tramite le intercettazioni raccolte dalla polizia è possibile ricostruire alcuni dei numerosi viaggi della ‘regina delle ovulatrici’, a volte in compagnia di uomini del clan, a volte insieme ad altre ragazze. Per informare le altre ragazze ovulatrici dell’imminenza di una spedizione all’estero, la donna diceva di essere in attesa di una chiamata per andare "in chiesa". La ‘chiesa’, nel linguaggio in codice, era appunto l’Olanda, dove avrebbero incontrato il famigerato pastore per rifornirsi di eroina e cocaina.

A quanto emerso dalle indagini, il fornitore di droga aveva contatti diretti principalmente con tre soggetti: Ratty, il suo braccio destro e, appunto, Vina Ben. Il viaggio di ritorno, una volta ingoiati gli ovuli, si faceva con l’aiuto di un tassista abusivo che prestava i suoi servigi al clan. Una volta arrivata a destinazione, l’ovulatrice espelleva gli involucri e li consegnava ai destinatari. Nelle chiacchierate telefoniche della 28enne la pianificazione delle attività criminali si mescola a tracce di misticismo e ritualità tradizionale, elementi simbolici dei quali è intrisa l’intera vita dell’organizzazione. A metà dicembre del 2019, Vina contatta una sorta di santone in Nigeria. Lo chiama ‘pastore’ e gli dice che "per quest’anno è tutto a posto" e non dovrà più pregare per garantirle la protezione durante i viaggi all’estero. A fine conversazione i due rimangono d’accordo di risentirsi con l’anno nuovo.

Sebbene, come accennato, non le venga contestato il reato di associazione mafiosa, il giudice mette in evidenza il ruolo chiave delle figure come Vina Ben. I Vikings, si legge nelle carte, presentano "una fortissima strutturazione interna, con l’individuazione di ruoli specifici e gerarchicamente ordinati". Ciascuno di questi, a prescindere dalla sua collocazione nella piramide gerarchica, "finiva con l’assumere una rilevanza fondamentale in seno alla compagine associata, quale ingranaggio di un più complesso meccanismo". Meccanismo nel quale rientrano anche "gli ovulatori assoldati stabilmente per il trasporto" dello stupefacente, così come "gli autisti chiamati in causa" e utilizzati per portare a buon fine l’attività criminale.