"Sgarbi, acquista l’arciere Così tornerà in città"

Il critico d’arte Lucio Scardino lancia un’appello al famoso collega . La scultura è di Angelo Conti ed è in vendita da un antiquario di Verona

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La freccia appena scoccata. Lo sguardo attento, in bilico tra la sicurezza e l’incertezza, aggrappato all’armonia di un’azione appena compiuta: i muscoli tesi cominciano a rilassarsi, tornando in quella dimensione di kalokagathia greca, dove bellezza fisica e saldezza morale si rispecchiano e si compenetrano. Si tratta dell’Arciere del ferrarese Angelo Conti, un marmo del 1864, alto appena 80 centiemtri. L’opera neoclassica si trova ora nell’Antiquario di Marco Faustini, a Verona, pronta per essere venduta a novemila euro. "L’antiquario – spiega il critico d’arte Lucio Scardino – me l’ha segnalata, sapendo dei miei interessi per l’arte ferrarese. Poi, mi sono già occupato di Conti, in ‘Post mortem’, un libro sulla Certosa". Angelo Conti è uno dei più significativi scultori ferraresi dell’Ottocento. Nato nel 1812 in terra estense, si è formato tra Bologna e Roma. Nella Capitale comincia a frequentare lo studio di Bertel Thorvaldsen, il maggior rivale di Canova e uno dei maggiori esponenti del Neoclassicismo: è, quindi, sicuro che poetica e tendenze neoclassiche di Conti derivassero dall’influenza di Thorvaldsen. I contatti con Ferrara, però, non si interrompono e nel 1831 torna nella città natale per consegnare alla Magistratura un busto di Ludovico Ariosto, lo stesso busto che gli studenti dell’omonimo liceo di Ferrara vedono tutti i giorni all’ingresso della scuola. Continua a lavorare a Roma, dove inizia la sua attività di paleontologo, con la quale colleziona molti fossili, che donerà in seguito al Museo di Storia Naturale di Ferrara. Dopo diverse opere importanti, come i busti di Lorenzo de’ Medici e Stesicoro, torna definitivamente a Ferrara nel 1869. Trovandosi, inizialmente, in difficoltà economiche, propone ai consiglieri ferraresi l’acquisto di alcune sue opere: il Paride e l’allegoria della Notte. Il Comune sceglierà proprio quest’ultima, visto l’eccessivo costo della prima. Diversi, poi, sono i lavori di Conti che si trovano nella Certosa di Ferrara, primo su tutti il monumento funerario dedicato a Benvenuto Tisi da Garofalo. Sempre a Ferrara, nonostante il carattere difficile da attaccabrighe, diviene insegnante di Scultura al Civico Ateneo – vantando studenti del calibro di Gaetano Previati – sino alla morte, avvenuta il 30 settembre del 1876. "Uno scultore un po’ attardato, che a metà Ottocento porta ancora avanti un discorso classicheggiante – commenta Scardino – a Ferrara, però, si è evoluto in chiave romantica: la scultura della Notte è l’opera più romantica che Ferrara possiede e quando mi hanno segnalato l’Arciere ho pensato, animato da senso civico, che dovrebbe tornare in città". Insomma, il critico lancia un appello: "Le possibilità sono diverse: potrebbe finire negli spazi pubblici della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Massari, anche se le difficoltà economiche e logistiche sono parecchie; se Sgarbi se ne innamorasse, potrebbe acquistarlo la sua Fondazione; l’altra possibilità è l’Assicoop di Modena e Ferrara, che da anni recupera opere di artisti ferraresi".

Francesco Franchella